Francoforte , lunedì, 2. marzo, 2020 14:00 (ACI Stampa).
«Pio XII. Chi era costui?». Per le comunità ebraiche e per i cattolici di Germania, l'interesse per l'apertura degli archivi relativi al pontificato di Pio XII (dagli anni 1939 al 1958) va ben oltre l´esigenza di esaustività storiografica: in gioco c´è la possibilità di collocare al giusto posto una tessera importante nel mosaico della propria storia, di quella delle proprie famiglie e del proprio paese.
«Perché Pio XII. non ha condannato espressamente e pubblicamente la Shoah? Perché si è limitato ad accenni? In questa decisione il suo anticomunismo è stato il fattore decisivo? Oppure non voleva compromettere l´aiuto offerto in segreto agli ebrei ed evitare che i Nazionalsocialisti prendessero contromisure? Dai miei colloqui con i sopravvissuti di Auschwitz, so quanto profondamente queste domande li tocchino», ha detto il professor Hubert Wolf, storico della Chiesa presso l´Università di Münster, intervenendo al convegno “Novità sul tema Pio XII. e la Shoah?”, organizzato presso il centro congressi Haus am Dom di Francoforte, dalla Conferenza episcopale tedesca e dal Consiglio centrale degli ebrei.
Non solo per gli ebrei, anche per i cittadini tedeschi mettere meglio a fuoco la figura di Pio XII. significherà ritrovare un tassello importante della propria storia e ridefinire la portata delle proprie responsabilità: «I tedeschi usano Pio XII. come capro espiatorio: “Se perfino il Papa, argomentano, ha taciuto, cosa avremmo potuto fare noi, le ultime ruote del carro, contro l´olocausto?”», ha aggiunto il professor Wolf.
Risposte ci si attende ora dalle oltre 200.000 unità archivistiche vaticane (scatole, scatoloni, cartine) relative agli anni dal 1939 al 1958, ciascuna contenente documenti lunghi fino a 1.000 pagine; dai documenti di oltre 80 nunziature da tutto il mondo (comprese quelle di Germania e di Israele); dai documenti dell´”Ufficio migratione” che si occupava di passaporti vaticani per rifugiati e apolidi; dai manoscritti originali di Papa Pio XII. (“Carte Pio XII.”) e di lasciti di cardinali che occupavano posizioni “sensibili”, come Augustin Bea, allora responsabile del dialogo giudaico-cristiano.
In attesa che queste risposte vengano trovate, secondo il professro Wolf dovrebbe valere un principio di precauzione, soprattutto in riferimento alla causa di canonizzazione di Papa Eugenio Pacelli: «Dal 1965 è in corso il processo di canonizzazione di Pio XII. che dovrebbe essere interrotto fino a che le fonti presto accessibili non vengano analizzate a fondo. La comunità scientifica internazionale – ha detto ancora Wolf - impiegherà sicuramente più di dieci anni per valutare e visionare il nuovo materiale, catalogato in modo davvero grossolano. I fondi non solo sono incredibilmente vasti, ma ogni ricercatore potrà visionare solo un numero limitato di atti al giorno».