Roma , venerdì, 28. febbraio, 2020 18:00 (ACI Stampa).
Dal giugno 1981quattro donne e due uomini - all'epoca ragazzi fra i dieci e i sedici anni - continuano ad affermare di vedere la Madonna, che si presenta a loro con il titolo di Regina della Pace. Tutto è avvenuto, e avviene, a Medjugorje, una piccola località della Repubblica socialista federale di Jugoslavia, mentre infuria la guerra che la dilanierà e porterà, tra l’altro, alla costituzione della Bosnia ed Erzegovina, nel cui territorio oggi si trova Medjugorje. Fino al 31 dicembre scorso queste presunte apparizioni sono arrivate all'incredibile numero di mila, mentre i "messaggi" della Madre celeste si contano nel numero di quasi 700mila.
Praticamente sin dai primi giorni Medjugorje è diventata oggetto di controversie, anche molto aspre, con la contrapposizione di detrattori e di sostenitori. Oggetto di studio, di polemiche, ma anche di grande fede, con milioni di pellegrini che ogni anno, da ogni parte del mondo, affollano quella che è ormai diventata una cittadella sacra, tra conversioni, opere di carità, nuovi ordini suscitati proprio dalle esperienze spirituali qui vissute.
La Chiesa, sino ai più alti livelli gerarchici, ha avuto sempre difficoltà nell'affrontare la questione per dare un giudizio "motivato", istituendo varie Commissioni ad hoc: due diocesane, una nazionale jugoslava e una internazionale a livello pontificio. In questi giorni il giornalista e saggista Saverio Gaeta, uno degli studiosi più attenti del fenomeno, presenta per la prima volta il testo integrale della Relazione della Commissione internazionale di inchiesta su Medjugorje, istituita da Papa Benedetto XVI, presieduta dal cardinale Camillo Ruini e pubblicata dalle edizioni San Paolo, accompagnata da varie note e approfondimenti.
La Commissione è stata creata in seno alla Congregazione per la Dottrina della fede nel 2010 e i suoi lavori si sono protratta fino al 2014. Le conclusioni finale, almeno in modo parziale e "riassuntivo", erano state rese note dallo stesso papa Francesco il 6 giugno 2015, in una conferenza stampa durante il volo di ritorno dalla visita pastorale a Sarajevo.
I membri della Commissione spiegano le motivazioni per cui, a schiacciante maggioranza (13 su 15 votanti) hanno ritenuto che le prima sette apparizioni abbiano un'origine soprannaturale, che esse non siano assolutamente il frutto di un'azione dialogica (come in molti hanno sostenuto e ancora sostengono), mentre in queste manifestazioni si dimostra invece un "legame indissolubile con Cristo", come si legge appunto nella Relazione.