L’arcivescovo Jurkovic ha poi parlato dell’accoglienza di migranti e rifugiati. “In un’era caratterizzata da migrazioni forzate, discriminazioni, persecuzioni, conflitti e disastri naturali, dobbiamo assicurarci che nessuno sia marginalizzato o escluso, specialmente i più poveri e i più svantaggiati che spesso portano il peso più duro”. L’osservatore della Santa Sede nota che “secondo la Chiesa cattolica, la nostra fede è in particolare messa alla prova in questi momenti”, perché “come sottolinea Papa Francesco, dimostriamo la nostra fede attraverso lavori di carità, ma la più alta forma di carità è quella mostrata a quelli che non possono ricambiare” e “non si tratta solo di migranti, ma di tutta la famiglia umana”, perché “la stessa solidarietà e apertura dovrebbe anche essere dedicata ai nostri vicini più immediati. Troppo spesso ci dimentichiamo dei nostri fratelli e sorelle che vivono a fianco a noi, e non consideriamo le loro sofferenze e afflizioni, semplicemente perché siamo sempre troppo impegnati e focalizzati sui nostri interessi”.
Il terzo punto è il tema del “disarmo e della comune ricerca della pace”. La Chiesa – ha sottolineato l’arcivescovo Jurkovic – ha sempre “incoraggiato, e continua a farlo, la comunità internazionale ad essere risoluta nel promuovere il reale disarmo e le negoziazioni sul controllo delle armi”.
La Santa Sede nota il “profondo chiasmo che separa gli impegni dalle azioni nel campo del disarmo, spesso dimenticando che questi impegni hanno un impatto reale nelle persone, specialmente in aree di conflitto”.
La Santa Sede riconosce che gli Stati hanno “il diritto e il dovere di difendere e proteggere il loro popolo e di assicurare la loro sicurezza, questo non significa che tutto è accettabile in nome della sicurezza”, perché “alcuni principi fondamentali etici, umanitari e legali devono trovare l’aderenza di tutti, senza eccezioni”.
L’arcivescovo Jurkovic sottolinea dunque: “Come possiamo amare il nostro vicino quando più di 1,8 trilioni di dollari sono stati impiegati in spese militari lo scorso anno e solo un modesto ammontare di denaro è stato allocato all’aiuto umanitario e ai progetti per lo sviluppo integrale”.
L’arcivescovo Jurkovic quindi conclude il suo intervento sottolineando che l’amore per il vicino si esprime anche nella cura per la nostra casa comune, come richiesto sempre da Papa Francesco.
FOCUS EUROPA
Il presidente del Portogallo incontra i leader religiosi del Paese
Nell’ambito del dibattito sui progetti di legge che mirano a depenalizzare l’eutanasia, il presidente del Portogallo Marcelo Rebelo de Sousa ha incontrato lo scorso 18 febbraio i leader delle confessioni religiose presenti in Portogallo, vale a dire il Gruppo di Lavoro Interreligioso “Religions health” che hanno firmato la dichiarazione congiunta “Preoccuparsi fino alla fine con compassione”.
Il gruppo ha espresso al presidente la preoccupazione per i progetti legislativi che mirano a depenalizzare l’eutanasia e hanno riaffermato di opporsi a “qualsiasi legalizzazione della morte su richiesta”.
Al termine dell’incontro, padre Fernando Sampaio, coordinatore nazionale delle cappellanie ospedaliere, ha sottolineato che scopo dell’incontro era portare all’attenzione del presidente le preoccupazioni delle confessioni religiose nel Paese”.
Il gruppo includeva anche rappresentanti dell’Alleanza Evangelica portoghese, della comunità indù, delle comunità islamica e israeliana di Lisbona, della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, dell’Unione Buddhista Portoghese e dell’Unione portoghese degli avventisti del settimo giorno.
I firmatari della dichiarazione hanno notato che la legalizzazione dell’eutanasia “costituirebbe un tremendo e grave atto”.
FOCUS AMERICA LATINA
Processo di pace in Colombia, parla don Francisco de Roux
Don Francisco de Roux è il presidente della Commissione verità in Colombia. Nella scorsa settimana, ha parlato del processo di pace in Colombia davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, su invito del Belgio. “La pace tra lo Stato e la FARC in Colombia ha portato cambiamenti positivi al mio Paese e ha dato alla società una nuova speranza”.
Lo scorso fine settimana, c’è stato una tregua di 72 ore nelle regioni in conflitto. Don de Roux ha lodato il processo di giustizia transizionale, che mette al centro le vittime. Si tratta di “fare giustizia senza vendetta”, e “un esempio di questo è la sentenza richiesta per i guerriglieri che dicono la verità e riconoscono la responsabilità dei crimini”.
Un’altra grande sfida è quella dei dispersi: in Colombia ce ne sono più di 100 mila, e c’è una Unità di Ricerca di Persone scomparse istituita al solo scopo di accompagnare le famiglie a superare la forma più concreta dell’essere umano: farlo scomparire per sempre”.
Quindi, la questione della non ripetizione dei crimini. È la grande sfida della Commissione della Verità nella transizione, che è costituita da programmi di reinserimento, in modo che i crimini non vengano compiuti di nuovo. “La scorsa settimana – ha detto padre de Roux – gli ex guerriglieri delle FARC hanno chiesto perdono per l’attentato terrorista in cui uccisero con una bomba 36 persone e ne ferirono 136 in un club 17 anni fa a Bogotà.
Per padre de Roux, è importante soprattutto rispettare gli accordi, perché è necessario “osservare la vita degli ex combattenti e reincorporare tutti, degnamente, nella società”, sfida da “condurre con visione e determinazione, in molti anni”.
Inoltre, perché l’accordo funzioni ci deve essere la volontà politica dei governi a dare seguito alla totalità dell’accordo.
Un accordo che ha anche bisogno dell’appoggio internazionale, perché se è vero che la pace “è responsabilità dei cittadini di una nazione”, si tratta anche di un compromesso della comunità mondiale, dato che il conflitto ha connessioni esterne”.
Per questo, c’è bisogno di una azione di “alta etica internazionale, diretta al cuore della tragedia umana, senza interessi di intervento politico o militare”.
Nicaragua, un decalogo etico per i politici
In Nicaragua, dove è in corso una crisi dall’aprile 2018 a seguito dell’annuncio di una riforma del sistema pensionistico, i vescovi hanno lanciato un decalogo etico per i politici. Il documento è stato redatto dal vescovo Rolando José Alvarez Lagos, di Matagalpa.
Questi i comandamenti del decalogo. Primo: non squalificare l'altro; secondo: non criticarlo in modo distruttivo; terzo: non giudicarlo in modo errato; quarto: rispetta la sua dignità; quinto: rispetta la sua privacy, la sua integrità e la sua vita familiare; sesto: rispetta le opinioni dell'altro; settimo: riconosci che tutti abbiamo bisogno l'uno dell'altro; ottavo: cerca sempre i punti di consenso; nono: considera il Nicaragua come il bene comune più grande e principale; decimo: supera il male con il bene.
Nemmeno la notizia delle prossime elezioni ha portato serenità alle famiglie che hanno famigliari in prigione senza reale accusa, mentre resta sconosciuto il numero dei prigionieri politici.
Brenda Gutierrez, presidente del Comitato per la Liberazione dei Prigionieri politici, ha riconosciuto l’importanza dell’intervento del nunzio, l’arcivescovo Waldemar Sommertag, l’unico che ha ottenuto ascolto.
FOCUS ASIA
Ancora sull’accordo Cina – Vaticano
Scade il prossimo agosto l’accordo provvisorio tra Santa Sede e governo cinese sulla nomina dei vescovi firmato il 22 settembre 2018. L’incontro tra l’arcivescovo Paul Richard Gallagher “ministro degli Esteri” vaticano, e il suo omologo Wang Yi della Repubblica Popolare Cinese, il primo incontro ad alto livello dopo l’espulsione del nunzio Antonio Riberi nel 1951, rappresenta un segno in favore di un rinnovo e una revisione dell’accordo.
Le due parti si sono dichiarate soddisfatte dell’andamento dell’accordo, anche se i due vescovi cinesi nominati in seguito erano già stati decisi precedentemente. Al momento, non si hanno dunque notizie dell’ordinazione di nuovi vescovi secondo le procedure dell’accordo, che restano riservate.
Con l’accordo, erano stati riammessi alla piena comunione ecclesiale anche alcuni dei vescovi che erano stati fino ad allora solo riconosciuti dalla Chiesa patriottica, unita al governo di Pechino, e che formalmente erano scomunicati.
FOCUS MEDITERRANEO
L’arcivescovo Gallagher a Bari
C’è anche l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, sottosegretario vaticano per i rapporti con gli Stati, a Bari a partecipare al forum “Mediterraneo Frontiera di Pace” promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. Parlando a margine dell’evento, il “ministro degli Esteri” vaticano ha sottolineato che “la responsabilità della Chiesa è impegnarsi per il bene dei popoli e contribuire a risolvere i conflitti e portare una nuova speranza per i Paesi che si trovano in difficoltà. Abbiamo tutti una responsabilità comune”.
L’arcivescovo Gallagher ha quindi sottolineato che “il Papa ha un grande affetto per la città di Bari, anche per il suo significato per tutto il mondo cristiano. È un ponte tra il cristianesimo occidentale e orientale. È una città simbolica perfetta per lanciare di nuovo l’invito a tutti i cristiani a impegnarsi per il bene dell’umanità”.
DALLE NUNZIATURE
Il nuovo nunzio di Argentina
Tra le varie sedi di nunziature vacanti, una particolarmente importante era quella di Argentina, che non ha un "ambasciatore del Papa" da quando l'arciveoscovo Leon Kalenga è morto lo scors giugno a Roma. Papa Francesco ha nominato oggi l'arcivescovo Miroslaw Adamczyk come nunzio in Argentina, spostandolo dalla sua attuale sede di Panama.
Cinquantasette anni, polacco, è dal 1993 al servizio diplomatico della Santa Sede, e ha servito nelle nunziature di Madagascar, India, Ungheria, Belgio, Sudafrica e Venezuela.
Benedetto XVI lo ha nominato nunzio in Liberia nel 2013, in una delle sue ultime decisioni di governo, ci si sono aggiunti gli incarichi di nunzio apostolico in Gambia e Sierra Leone. Papa Francesco lo ha quindi nominato nunzio a Panama nell'agosto 2017. Ora, lo aspetta l'Argentina.