Carpi , domenica, 16. febbraio, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Nel brano di Vangelo Gesù ci dice quali sono le opere buone per le quali il discepolo deve risplendere davanti al mondo. Dio, nell’Antico testamento, aveva fatto conoscere la sua volontà attraverso la Legge e i Profeti. Ora, attraverso Cristo noi abbiamo la possibilità di conoscere la definitiva rivelazione della volontà di Dio. Gesù non è un rivoluzionario che vuole cambiare tutto e ripartire da zero, come se il passato non esistesse, ma vuole portare a compimento, a perfezione ciò che già esiste. Per spiegare il suo modo di agire Gesù si serve di alcuni casi concreti che riguardano il comportamento sessuale, il matrimonio e il giuramento.
Dopo avere presentato ciò che dice la legge di Mosè in merito: Avete udito che vi fu detto, Gesù immediatamente precisa: “Ma io vi dico”. E propone ai suoi ascoltatori un serie di insegnamenti che sembrano impossibili da mettere in pratica, da vivere. Perché Gesù può permettersi di “correggere” Mosè? Perché Mosè parlava in nome di Dio, Gesù, invece, si attribuisce un’autorità divina e proprio per questo i suoi ascoltatori Erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi (Mc 1.22). Cristo, quindi, non è un moralista o il fondatore di una nuova etica, ma è Dio stesso il quale è venuto tra noi per offrire all’uomo l’integrità e la pienezza di vita che il peccato ha distrutto impedendo di vivere la piena comunione con Dio e con i fratelli, sorgente di gioia e di pace.
L’amore di Dio per noi è pieno, totale, incondizionato, senza riserve. Anche noi risanati dal male ed innalzati alla vita divina grazie al Battesimo abbiamo la possibilità di amare allo stesso modo di Dio. In altre parole, per Grazia diventiamo quello che non siamo, figli di Dio, e quindi capaci di vivere “divinamente”. Ciò che umanamente appare impossibile diventa possibile.
Alla luce di queste riflessioni, prendiamo, dunque, in esame alcune delle richieste di Cristo.
Il Signore ci dice che l’uomo vero, cioè l’uomo che vive la comunione con Lui, non si accontenta, nei suoi rapporti con gli altri, di non uccidere, ma combatte l’ira. Che cosa è l’ira? E’ quel sentimento che ci porta a nutrire risentimento, astio, rancore, odio verso il fratello. Occorre evitare non solo l’azione cattiva, ma anche la cattiveria nel cuore e le parole cattive. Gesù chiede al discepolo di comportarsi come Dio si comporta con noi, il quale non si stanca mai di cercarci e di prendere l’iniziativa della riconciliazione.