Milano , venerdì, 14. febbraio, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Da mercoledì 12 a domenica 16 febbraio al Refettorio Ambrosiano di Milano torna per il quinto anno "La Settimana dell’Albero", ormai consolidato appuntamento con la cultura ebraica promosso e ospitato dall’Associazione per il Refettorio Ambrosiano, nato da un’idea di don Giuliano Savina, presidente dell’Associazione e direttore dell’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della Cei, con la direzione artistica di Miriam Camerini, regista e studiosa di ebraismo, direttrice artistica di Benhashmashot -Tra i due soli, Teatro ebraico a Milano, e la collaborazione di Francesca Antonacci, professore associato di Pedagogia all’Università degli Studi di Milano Bicocca.
Il Festival prende spunto dal Capodanno degli alberi, ricorrenza ebraica che cade in questo periodo dell’anno. "In un contesto come quello contemporaneo, nel quale antisemitismo e razzismo sono ancora molto presenti, la conoscenza reciproca è una semina che produce frutti buoni di accoglienza e di solidarietà", spiega don Savina sul sito della Chiesa di Milano.
Il tema della quinta edizione è "Fra pubblico e privato: ciò che è dentro e ciò che è fuori".
E' proprio il sito della Chiesa di Milano a spiegare gli ultimi due giorni dell'evento nel dettaglio: Sabato 15, alle 12.30, è la volta de "Lo Shabbat di tutti", pranzo del sabato ebraico che unisce cibo, musica, conversazioni e letture teatrali, condotto da Miriam Camerini con Bruna Di Virgilio (violoncello) e Manuel Buda (voce). Alle 21 è invece in programma un incontro dedicato al rapporto fra parola scritta e corpo che danza, con la danzatrice Ilaria De Lorenzo, il percussionista Lorenzo Borroni e Miriam Camerini, che metteranno “in scena” una storia biblica – quella di Rachav, ostessa e prostituta che vive nel “pertugio” della città di Gerico – in un coinvolgente workshop aperto a tutti (si raccomanda abbigliamento comodo).
Per restare “dentro” la parola, domenica 16, dalle 15 alle 17, sono invitate le famiglie con bambini e ragazzi e la conclusione è affidata a un formato molto amato già nelle passate edizioni: il Refettorio si trasforma in un Bet – Midrash o casa di studio tradizionale ebraica, in cui genitori e figli siedono assieme attorno a quattro tavoli per ascoltare e studiare con altrettanti maestri e maestre, portatori di esperienze, testi e proposte diverse attorno al tema della rassegna. Ogni 30 minuti suona il gong e bisogna cambiare tavolo: uno speed date dello studio, facilitato da Francesca Antonacci, Emanuele Cisbani (studioso di ebraismo), Miriam Camerini, Federico Fagotto (filosofo) e Rouben Vitali (musicista).