Padova , lunedì, 10. febbraio, 2020 16:00 (ACI Stampa).
Era un frate piccolo, fragile, con il saio di francescano cappuccino tutto consumato. Ed era una figura
sempre più familiare, a Padova e nella provincia, con la con quel suo passo lento, appoggiato al
bastone.
La sua vita era trascorsa tra le ore passate in confessionale, quelle in preghiera, soprattutto davanti ad una statua della Madonna, la "Parona", come affettuosamente la chiamava lui, in dialetto veneto, che aveva assunto come seconda lingua, per lui che era nato in Montenegro, la patria che mai avrebbe dimenticato. E poi tante, tante ore passate al capezzale di malati gravi. Sapeva cosa volesse dire soffrire, nello spirito e nel corpo. E del resto lui stesso si ammalò di un tumore all' esofago, che lo portò alla morte.
Ma quel frate dalla corporatura minuta, con una vocazione alla missione e con il sogno
ecumenico di far riconciliare le chiese d' Oriente e di Occidente, scomparso nel 1942 in seguito alla
malattia, è diventato uno dei santi più amati dalla gente, e dal suo convento a Padova la fama è
cresciuta nel mondo.
Ora è stato ufficialmente riconosciuto come patrono dei malati d' Italia colpiti da tumore.
L' annuncio è stato dato a Padova, dal vescovo Claudio Cipolla e da vari esponenti dell' ordine dei
cappuccini, a cui apparteneva il santo, nonché dal rettore del Santuario di San Leopoldo di Padova, fra
Flaviano Gusella. Non casualmente, l'annuncio è arrivato alla vigilia della Giornata del Malato, che
coincide con la Festa della Madonna di Lourdes.
Dopo un complesso iter, cominciato nel luglio 2016, dunque è arrivato il tanto atteso riconoscimento da parte del Vaticano, specificatamente da parte della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, presieduta dal cardinale Robert Sarah.
Ma è stata una petizione popolare, che ha raccolto ben 70.000 firme, a chiedere in primis questo
riconoscimento, sostenuto anche da un folto numero di medici, a partire dal professor Matteo
Bevilacqua.
In un mondo che sembra sempre più spaventato dalla sofferenza, in cui questa realtà, è la realtà della
morte, sono ancora tabù, la Chiesa vuole invece richiamare l'attenzione su questa presenza ineludibile
e su come la condivisione e l'amore verso i più fragili e deboli sia la chiave di volta per il nostro essere cristiani, figli della luce, sale della terra, come spiega il Vangelo.