Francoforte , lunedì, 10. febbraio, 2020 14:00 (ACI Stampa).
Dopo meno di un anno di gestazione, da giovedì 30 gennaio a sabato 1 febbraio, si è svolta, presso il convento domenicano della cattedrale di San Bartolomeo a Francoforte, la prima seduta del cammino sinodale della Chiesa tedesca, cui hanno partecipato 230 delegati e 20 osservatori.
Prima ancora di mietere risultati concreti (ovviamente ancora di là da venire), l´apertura del cammino sinodale rappresenta in sé, già come strumento e metodo, e per il fatto di essere stato organizzato da una chiesa locale, una novità. La commentatrice Claudia Nothelle, dalle colonne di katholisch.de, lo paragona all´apertura di una finestra, per far entrare aria fresca in uno spazio chiuso. Alcuni la agognano; altri, spaventati dagli “spifferi”, la temono. In questa polarità, il teologo viennese Paul Zulehner – che con una certa invidia rispetto all´”aria fresca” proveniente dalla Germania, denuncia invece la staticità della Chiesa austriaca - vede in atto lo scontro tra “ideologi” e “pastori”. Secondo Zulehner, i primi «musealizzano la tradizione» della Chiesa, mentre i secondi «cercano di liberare la sua forza vitale dalle catene degli interessi di potere clericale e dalle strutture tramandate».
Metafore a parte, è indubbio che il cammino sinodale rappresenti per la Chiesa tedesca – e, di conseguenza, anche per quella universale - una sorta di Rubicone. Gli schieramenti sono già chiari da mesi: iniziarono a polarizzarsi, e a scambiarsi le prime schermaglie, già dall´annuncio dell´inizio del cammino, lanciato poco più di un anno fa dalla città di Lingen. Dopo la prima seduta del cammino sinodale a Francoforte, la situazione non è cambiata.
Durante la conferenza stampa di chiusura di questo primo incontro, il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca (CET), tirando un bilancio, ha dichiarato di aver visto, in questo primo «esperimento spirituale», uno «spirito di collegialità positivo ed incoraggiante». Il presidente del Comitato dei cattolici tedeschi (ZdK), Thomas Sternberg, ha già scorto nel cammino sinodale una «nuova immagine della Chiesa», dove «nessuno lamenta nell´altro la mancanza di devozione». Soddisfatti del clima di dialogo anche monsignor Felix Glenn, vescovo di Münster - «C´era apertura ad ascoltarsi e rapportarsi reciprocamente nella diversità delle posizioni» - e monsignor Franz Jung, vescovo di Würzburg: «La comune preoccupazione di tutti per un buon proseguio del cammino della Chiesa è diventato impressionantemente chiaro». Il vescovo di Speyer, monsignor Karl-Heinz Wiesemann, ha guardato avanti, verso gli obiettivi: «Abbiamo bisogno di una grande partecipazione dei membri della Chiesa ai processi decisionali» e soprattutto che «le donne possano aver parte a tutti i possibili livelli di direzione».
«Cristo si è fatto essere umano (Mensch) per noi, non uomo (Mann). Molte decisioni maschili, come per esempio nascondere gli abusi, sarebbero andate diversamente se le donne vi avessero preso parte», ha detto il vescovo di Osnabrück, monsignor Franz-Josef Bode che ha proposto anche di allargare la consacrazione sacerdotale ai “viri probati”. Questi «potrebbero esercitare il servizio oltre alla loro professione ed essere sposati, mentre sacerdoti celibatari a tempo pieno rappresenterebbero ancora la regola. Io credo che dovrebbero esserci entrambe queste forme», ha concluso il presule.