Il dono era un modo per affermare l’identità croata, così come il crocifisso dello scultore Tomislav Matausic, anche quello portato in dono a Papa Francesco.
Il Papa, da parte sua, ha donato come al solito il medaglione della pace, le esortazioni Evangelii Gaudium, Amoris Laetitia, Gaudete et Exsultate e Christus Vivit, l’enciclica Laudato Si e la Dichiarazione della Fraternità Umana. “Stiamo cercando di applicarla”, ha detto Plenkovic, forte del fatto che l’Islam in Croazia è pienamente inserito nel tessuto urbano.
Il comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, si legge che “nel corso dei cordiali colloqui in Segreteria di Stato, si è espresso apprezzamento per i buoni rapporti bilaterali esistenti e l'intenzione di sviluppare ulteriormente la collaborazione nei settori di mutuo interesse”.
Quindi – si legge ancora – “ci si è soffermati sui principali impegni del semestre di Presidenza croata del Consiglio dell’Unione Europea, con particolare riferimento alle sfide che riguardano il futuro dell’Europa”.
Tra i temi di conversazione, anche “diverse tematiche di carattere internazionale e regionale, tra le quali la situazione del popolo croato in Bosnia ed Erzegovina, le migrazioni e la pace e la sicurezza”.
Il premier Plenkovic, in dichiarazioni rese alla stampa, ha detto che nei colloqui si è parlato anche della situazione in Bosnia Erzegovina, e in particolare la componente croata, che è la più debole nella nazione.
La presidenza di Bosnia è infatti tripartita, e rappresenta le tre etnie principali: quella bosgnacca (musulmana), quella serba (ortodossa) e quella croata. I tre presidenti sono Milorad Dodik, che rappresenta i serbi, Šerif Džaferovic per il gruppo bosgnacco e Željko Komšic per il gruppo croato. Questi non è stato però eletto con il voto dei croati, bensì da quello dei musulmani, grazie ad uno stratagemma permesso dalla legge elettorale e organizzato dalla dirigenza dell’SDA, dimostratosi vincente già nel 2006 e nel 2010.
L’assenza di un rappresentante croato crea delle tensioni, e da tempo i cattolici croati sono protagonisti di un esodo silezioso, più volte denunciato dal Cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo, che ha chiesto anche “eguale cittadinanza” per tutti.
Il tema sarà probabilmente ripreso il prossimo 15 febbraio, quando Papa Francesco riceverà il presidente di turno di Bosnia.
Il primo ministro Plenkovic ha detto che ha affrontato anche la situazione della diocesi di Cattaro con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.
La diocesi di Cattaro si trova in Montenegro, ma è suffraganea della diocesi di Spalato, che ora è guidata da un amministratore apostolico, l’arcivescovo Brok Gjonlleshaj, di etnia albanese, cosa che desta qualche preoccupazione per la componente croata.
A quanto ha lasciato intendere il premier, il Cardinale Parolin avrebbe fatto intendere che non è opportuno buttare in politica delle vicende ecclesiastiche.
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Posizione che il Cardinale ha mantenuto anche sul tema della possibile canonizzazione del beato Aloizije Stepinac, arcivescovo di Zagabria negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Vista l’opposizione dei serbi, che lo hanno descritto falsamente come un collaborazionista del regime degli ustascia,
Papa Francesco aveva stabilito una commissione storica cattolica – ortodossa, che non ha raggiunto conclusioni unanimi se non che la decisione spettasse al Papa. Il Papa temporeggia, anche per evitare tensioni. Il premier Plenkovic ha semplicemente commentato che per una eventuale canonizzazione “ci vuole pazienza”.
Parlando con EWTN, il primo ministro Plenkovic ha detto “la questione è stata affrontata, conosciamo le aspettative dei cattolici croati, sappiamo che il Santo Padre deve prendere la decisione.”
Il presidente ha detto di aver spiegato le priorità della presidenza di turno del Consiglio dell’unione Europea, che riguardano anche la preparazione della Conferenza sul futuro dell’Europa, la Brexit, l’allargamento dell’UE, ma anche la rivitalizzazione demografica.