Torino , sabato, 1. febbraio, 2020 14:00 (ACI Stampa).
"Nessun ragazzo e ragazza considerato “morto”, perduto per sempre, da parte di Gesù. Nessuno è considerato così difficile da non tentare un ricupero, da non concedergli fiducia, da non dirgli con forza: “Alzati dalla tua situazione e prendi in mano la tua vita con gioia e coraggio!””
Nella omelia del 31 sera per la festa di San Giovanni Bosco nella Basilica Maria Ausiliatrice di Torino l'Arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia ha ripetuto la teoria educativa del santo dei ragazzi.
““Ragazzi difficili”, come vengono chiamati, ma pur sempre ragazzi, che attendono da noi segnali concretidi prossimità, di amore nella verità e di dialogo sincero e attento alle loro esigenze più profonde, che manifestano a volte anche con modi, linguaggi, scelte e comportamenti giudicati paradossali e trasgressivi da noi educatori” ha detto.
Ragazzi che, come insegna don Bosco, di fatto sono sempre presenti anche se sembrano assenti: “lo fanno con linguaggi inusuali, forse, ma molto chiari per chi sa interpretarli e se ne fa carico. Solo accogliendo ed intercettando questi linguaggi possiamo sperare di entrare nel loro mondo interiore e stabilire un contatto non solo esteriore ma profondo ed amicale. Il problema è non lasciarsi fermare o scandalizzare dalle loro volute e cercate provocazioni verso il mondo degli adulti e verso tutto ciò che contestano. Nel profondo, restano ragazzi in ricerca del senso della vita, di affetti sinceri, di gioia e speranza per il futuro”.