dalla Torre nota che sono 130 milioni le persone che chiedono protezione umanitaria, sparse su 42 Paesi, che c’è un bambino su quattro costretto a vivere in un Paese colpito da violenze o da atti di terrorismo. E mette in luce anche il problema dell’emergenza climatica, reso evidente dalle “drammatiche immagini provenienti dall’Australia, da mesi in preda ad incendi devastanti che hanno ucciso decine di persone e distrutto milioni di ettari di terreno mettendo a repentaglio la sopravvivenza di molte specie di animali autoctone”.
Una situazione di crisi che, a trenta anni della caduta del Muro, trova una Unione Europea in affanno, mentre sempre più si diffondono i movimenti che vogliono innalzare nuovi muri di barriere.
Ed è qui, in un mondo in crisi, che è “necessario” il ruolo degli organismi umanitari che “lavorano per alleviare le sofferenze e per il bene comune dell’umanità” . E tra queste, nota il Gran Maestro, c’è proprio lo SMOM, forte di 13500 membri e 42 mila operatori medico-sanitari. Ma non solo. Lo stesso Ordine ha lavorato per enfatizzare il ruolo delle Organizzazioni e Istituzioni religiose, e ha stilato il “Religious Compact”, un documento che “raccoglie i principi chiave che le religioni monoteistiche abbracciano, come la sacralità della vita umana e la protezione dei luoghi di culto”.
Il documento è stato redatto con il contributo di esponenti delle religioni cattolica e islamica, e verrà presentato nei prossimi mesi. Spiega il Gran Maestro dalla Torre che “la dimensione religiosa non deve essere considerata come un problema o come causa di conflitto, ma al contrario come opportunità per superare tale crisi”. E aggiunge che il valore aggiunto delle organizzazioni religiose sta in tre fattori: il fatto che sono pronte a restare sul campo per diversi giorni; il fatto che guardano non solo alle esigenze materiali, ma anche quelle materiali; e, proprio per il fatto di essere religiose, possono essere un ponte di dialogo con le parti che non vogliono accogliere l’aiuto internazionale.
Molte le attività dell’anno. Il Gran Maestro cita l’inaugurazione di un centro di accoglienza a Lagos (Nigeria) per offrire cura, integrazione e protezione alle donne vittime di tratta. Mette in luce le attività nei Paesi confinanti con la Siria, come il Libano scosso dalla crisi politica dove l’Ordine ha 10 centri medico-sociali e diverse cliniche mobile. Spiega che in Turchia ci sono progetti di inclusione e reintegrazione curati dallo SMOM per le vittime della guerra siriana. Sottolinea il lavoro nel Nord dell’Iraq, dove ci sono progetti per la protezione delle minoranze e di assistenza per quanti sono vittime di traumi legati alla guerra. Ricorda che dieci anni i team dello SMOM sono a bordo di navi della Marina Militare e della Guardia Costiera sulle rotte migratorie, per portare soccorso ad eventuali naufraghi. Un lavoro di cui il Gran Maestro parlerà con il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella il prossimo 13 febbraio.
In Terrasanta (meta di un pellegrinaggio per il novecentenario della morte del fondatore) l’Ordine di Malta ha l’ospedale Sacra Famiglia a Betlemme, dove nascono 4700 bambini l’anno e dove si danno cure specializzate a bambini nati prematuri e con malattie congenite.
Lo SMOM ha anche una agenzia internazionale di soccorso, il Malteser. Il Gran Maestro ne ricorda il lavoro di assistenza dei profughi dal Venezuela fatto in Colombia dal 2018, e racconta della missione medica dell’Associazione cubana dell’Ordine di Malta nella Repubblica Domenicana, dove “un team di 85 persone, tra medici, infermieri, farmacisti, fisioterapisti e volontari ha visitato circa 1000 pazienti che avevano bisogno di assistenza medica”. Il Gran Maestro ricorda anche il lavoro delle 8 cliniche dell’ordine in El Salvador, che accolgono 130 mila pazienti l’anno.
E poi, l’Africa: la logistica per lo sfruttamento dell’energia solare portata in Nord Uganda ha dato energia a circa 100 mila persone; i progetti per assicurare acqua potabile nei villaggi di Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo; il lavoro per contrastare l’Ebola, sempre nella Repubblica Democratica del Congo; l’ospedale in Benin, che serve circa 5 mila famiglie.
L’Ordine aiuta la popolazione anche ad affrontare gli effetti del cambiamento climatico e per ridurre gli effetti dei disastri naturali. Lo fa in Myanmar, dove i monsoni mettono a rischio le comunità locali, e in Pakistan, dove – racconta dalla Torre – “nella regione di Sindh dal 2015, la nostra agenzia di soccorso internazionale lavora a stretto contatto con la popolazione locale per migliorare la capacità di reagire a fenomeni frequenti per la zona, quali allagamenti, tempeste e terremoti”. Ma anche in Thailandia l’Ordine ha aiutato le 400 mila famiglie sparse in molti villaggi colpite da due gravi tempeste dello scorso autunno.
Quindi, l’assistenza agli anziani. A Parigi, ad esempio c’è una casa di cura gestita dallo SMOM dove “si sperimenta l’uso dell’intelligenza artificiale con robot in grado di interagire con gli esseri umani”.
Altre attività: i campi estivi per giovani disabili (l’ultimo campo internazionale si è svolto in Germania ad agosto, riunendo 500 ragazzi tra disabili e volontari), l’impegno nella Giornata Mondiale della Gioventù a Panama del gennaio 2019, i pellegrinaggi a Lourdes, Assisi e Loreto.
A questo fa da corollario una intensa attività diplomatica: nel corso del 2019, sono state allacciate relazioni con la Repubblica Federale di Germania; sono stati rinsaldati i rapporti con Slovenia e Bulgaria; è stato ospitato il presidente della Lituania; si è celebrato all’UNESCO il 25esimo dello stabilimento della prima missione permanente dell’Ordine presso le Nazioni Unite; sono stati rilanciati rapporti di amicizia e collaborazione con il governo dell’Ecuador; si è tenuta la IX conferenza Asia-Pacifico dell’Ordine di Malta, a testimoniare “la crescente presenza dell’Ordine in quelle regioni”.
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