Città del Vaticano , martedì, 7. gennaio, 2020 9:00 (ACI Stampa).
Gli studiosi li chiamano i Sarcofagi di Bethesda. Si tratta dei sarcofagi paleocristiani del IV secolo che raccontano alcuni miracoli ed episodi della vita di Gesù sullo sfondo di una città. In particolare il più rappresentato è quello della guarigione del paralitico dopo la immersione nella piscina di Betsaida, Bethesda appunto.
Un genere molto particolare che racconta l’avvento del Salvatore nel Mediterraneo antico.
Chi visita i Musei Vaticani fino al 29 marzo può ammirare nel Museo Pio Cristiano una mostra che mette in evidenza gli ultimi studi su questo tipo di sarcofagi.
Occasione della mostra è l’opera di recupero di un prezioso esemplare di questa tipologia di decorazione dei sarcofagi ad Ischia. Un sarcofago era fin dal 1866 murato in una parete del Palazzo Vescovile e recentemente distaccato e restaurato in vista di una musealizzazione. Il Vescovo d’Ischia Pietro Lagnese con la Direzione dei Musei Vaticani, guidata da Barbara Jatta hanno così deciso di presentare il sarcofago in una esposizione che s’inaugura dapprima in Vaticano, per poi esser proposta anche al Museo Diocesano di Ischia a partire dalla primavera del 2020.
I Sarcofagi di Bethesda raccontano un chiaro programma iconografico, nel quale la narrazione evangelica del Signore taumaturgo che percorre le strade della Galilea e della Giudea beneficando e risanando tutti si attualizza, per il fedele, nella “guarigione” dalla morte. L’evento salvifico è illustrato dalla figura del paralitico dormiente sul lettuccio, per cui giunge il “tempo favorevole” della risurrezione, evocato sul sarcofago dalla presenza della meridiana che affianca la persona di Gesù.