Città del Vaticano , lunedì, 23. dicembre, 2019 16:00 (ACI Stampa).
“Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». […] Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”. Questa scena descritta nel Vangelo di Matteo è una delle più celebri ed affascinanti della tradizione cristiana. Nel corso dei secoli, soprattutto nel periodo rinascimentale, il racconto della nascita di Gesù ha richiamato l’attenzione dei più gradi artisti, come Caravaggio, Botticelli, Raffaello e molti altri.
Ma la prima raffigurazioni della Natività risale al III secolo, e si trova a Roma, nelle catacombe di Santa Priscilla. Un cimitero sotterraneo che una donna, di nome appunto Priscilla, donò alla comunità cristiana dei primi secoli. Un’area cimiteriale che si estende circa 13 chilometri sulla via Salaria Nuova, abbracciando un ampio lasso di tempo che va dalla vita delle catacombe come luogo di sepoltura comunitaria sino alla stagione della devozione e del culto per i martiri e per i pontefici sepolti nel complesso (da San Marcellino a Papa Virgilio).
Ed è proprio all’interno di questa aera cimiteriale, una delle più ricche sia dal punto di vista monumentale che storico, si conserva la pregiata pittura della Madonna con il bambino e il profeta Balaam che indica una stella, la stessa descritta nei libri dei Numeri: “Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele“ (Nm 24, 17).
Questa pittura posta sul soffitto di una nicchia, nel cosiddetto “nicchione della Madonna con il profeta”, è la più antica rappresentazione della natività. Situata nel cuore dell’arenario centrale della catacomba, questa immagine è collocata nel luogo dove i cristiani alla fine del II secolo - o agli inizi del III – pregavano e custodivano le spoglie dei fedeli delle prime comunità romane.
In essa si custodisce anche una delle prime rappresentazioni dell’Adorazione dei Magi. Queste tre misteriose figure che nel corso dei secoli sono entrate a far parte nella rappresentazione della Natività. Ma chi erano questi uomini venuti dall’Oriente che l’evangelista Matteo chiama con il nome di “Magi”? Ai vari significati che si possono attribuire al termine “mágoi”, essi erano molto probabilmente tre astrologi appartenenti alla casta sacerdotale persiana, e in seguito interpretatati come i “tre re” dei continenti allora conosciuti: Asia, Africa e Europa; identificandoli solo nel VI-VII secolo da Beda il Venerabile (673-735) con i nomi di Melchiorre, Baldassarre e Gaspare.