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Letture, quando il sermone è una inattesa difesa della fede

L'anglicano Robert Louis Stevenson difende un prete cattolico

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 Aspiriamo a compiti più elevati perché non riconosciamo l'elevatezza nei quelli che già abbiamo. Tentare di essere buoni e onesti è un'impresa troppo semplice e priva d'importanza per gentiluomini della nostra eroica tempra; preferiremmo dedicarci a cose più audaci, ardue e risolutive; preferiremmo scoprire uno scisma o reprimere un'eresia, tagliarci una mano o mortificare una brama. Ma il compito che vi attende, quello di convivere con la nostra esistenza, richiede una microscopica precisione, e l'egoismo necessario è quello della pazienza".

Parole che possono servire per addentrarsi in una  adeguata meditazione natalizia.  E in effetti appartengono ad un bellissimo "Sermone di Natale" scritto da Robert Louis Stevenson, che ora viene riproposto, insieme ad altri scritti religiosi, dalla casa editrice Vita e Pensiero.

Lo scrittore argentino Alberto Manguel nella prefazione del libro scrive che ci sono molti scrittori "amatissimi" che hanno una vita riprovevole, un carattere debole o negativo, dunque bisogna fare uno sforzo per distinguere e tenere ben separate la personalità e le vicende dell'autore dalle opere, che sembrano  appunto esprimere l'esatto oppostodi quello che lo scrittore ha poi messo in pratica. Nel caso di Stevenson avviene invece che nelle sue storie e nei suoi ragionamenti scritti rifulgono le proprie convinzioni messe in pratica nella vita quotidiana. Quel che Stevenson scrive, immagina, proclama,  poi vive concretamente. 

Intere generazioni di lettori lo hanno amato, e per fortuna lo amano ancora, per via del senso di avventura, di scoperta, del senso del mistero, della forza di carattere che i suoi romanzi, i suoi racconti , le sue poesie e le sue prose incarnano alla perfezione. E nella sua vita, breve, a causa della salute fragile, tutto questo è stato vissuto fino all'ultimo giorno di esistenza. Era un uomo gentile, arguto, compassionevole, capace di decidere sempre da che parte stare, tenace nel perseguire i propri scopi. Amava viaggiare e non si fermava mai. Tanto che gli ultimi anni della vita li trascorse nelle isole di Samoa, ben lontano dalla sua nativa Scozia. Narratore di storie, lo chiamavano gli abitanti delle isole, e questo ha fatto con una grandezza ineguagliabile.

Però Stevenson non è stato "solo" un grande narratore, avventuriero,  curioso esploratore di mondi e di costumi. Questo libro ne è una pratica testimonianza,  raccogliendo testi che appartengono all'ultimo decennio della vita, accomunati dalla luminosa fiducia in Dio e nella convinzione che l fine ultimo di tutte le azioni umane sia quello di cercare la bontà e l'onestà. Il Sermone di Natale, citato prima, dimostra che l'angoscia e la disperazione che tormentano l'esistenza umana nascono, in gran parte, dalla convinzione di non riuscire a realizzare nullaprefissato, o molto poco,  di quanto prefissato. Di come siamo perseguitati dall'idea di fallimento, se non riusciamo ad ottenere quello che desideriamo. 

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E lo scrittore "smonta" questo sentimento negativo, come i nostri tentativi di fare il bene siano fragili e spesso destinati all'insuccesso, perché le nostre fragilità sono "invincibili" e la lotta per superarle non cessa mai. Ma la convinzione che ogni impresa umana sia destinata al fallimento non è,  per lo scrittore, "motivo di lamento, bensì di gioia. Se non siamo destinati al successo possiamo godere i frutti delle nostre fatiche senza sensi di colpa e senza temere punizioni,  facendo qualunque cosa dobbiamo are al meglio delle nostre capacità, apprezzando lo sforzo fisico e mentale e lo stesso cammino", scrive infatti Manguel nella prefazione. Considerando che sono pagine scritte mentre a grandi passi si avvicinava alla morte, commuove e stupisce ancora di più questa certezza serena e incrollabile.

Nel libro appena pubblicato viene riproposta anche una famosa Lettera aperta, di vibrante denuncia, indirizzata al reverendo Hyde, il quale aveva accusato falsamente padre Damiano, un prete cattolico molto ammirato da Stevenson. Le accuse erano brutali e infamanti e in sintesi riguardavano suoi presunti abusi compiuti in quanto capo della colonia di lebbrosi di MoloKai,  sempre nell'arcipelago delle Samoa. Lo desdriveva come un uomo rozzo, sciatto, sporco e di dubbia moralita'. Ricordiamo che padre Damiano è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II proprio per il suo infaticabile impegno per sollevare le condizioni tragiche in chi vivevano questi malati e lui stesso si ammalò di lebbra. Il futuro beato era morto nel 1889 e Stevenson lo aveva conosciuto poco prima della sua scomparsa.

Poco tempo, ma abbastanza per rimanere profondamente colpito dalla figura di questo sacerdote completamente dedito al prossimo. E quando la sua memoria venne  infangata lo scrittore ritenne suo dovere morale prenderne le difese. Nonostante che fosse in ottimi rapporti con lo stesso reverendo Hyde, non esitò a spezzare i legami di amicizia  pur di affermare la verità.  "Un uomo che cercò di fare ciò che fece padre Damiano", scrisse nella famosa lettera aperta al reverendo, "è mio padre, il padre dell'uomo nel bar di Asia e il padre di chiunque ami il bene; sarebbe anche padre vostro se soltanto Dio vi avesse concesso la grazia di capirlo".

Descrisse la poverta' e la sofferenza del padre non come segni di sciatteria e di promiscuità, ma uno stato coerente con la scelta di vita, una capacità profonda di vivere con gli altri e per gli altri, senza pensare all'onorabilita' delle forme, senza pensare mai a cogliere onori e fama, rivaleggiando con le altre chiese pnella "nobile gara" per compiere il bene. E forse proprio per questo, per la cattiva coscienza che la vita stessa di padre Damiano metteva  allo scoperto, per il fatto  che il suo esempio produceva molti più risultati degli altri, che pure avevano a disposizione  più mezzi e occasioni, il religioso era oggetto di invidie, di pettegolezzi, di vere e proprie campagne diffamatorie.

Stevenson  non era cattolico, era cresciuto nel rigido credo del predicatore John Knox, ma si lanciò in una appassionata difesa del prete e della sua vita religiosa, con una acutezza e una comprensione di cui oggi più che mai sentiremo il bisogno di conoscere nuovamente. diffamatorio

Robert Louis Stevenson,  Sermone di Natale e altri scritti religiosi, edizioni Vita e Pensiero, p. 96, euro 13

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