Roma , venerdì, 20. dicembre, 2019 18:00 (ACI Stampa).
Aspiriamo a compiti più elevati perché non riconosciamo l'elevatezza nei quelli che già abbiamo. Tentare di essere buoni e onesti è un'impresa troppo semplice e priva d'importanza per gentiluomini della nostra eroica tempra; preferiremmo dedicarci a cose più audaci, ardue e risolutive; preferiremmo scoprire uno scisma o reprimere un'eresia, tagliarci una mano o mortificare una brama. Ma il compito che vi attende, quello di convivere con la nostra esistenza, richiede una microscopica precisione, e l'egoismo necessario è quello della pazienza".
Parole che possono servire per addentrarsi in una adeguata meditazione natalizia. E in effetti appartengono ad un bellissimo "Sermone di Natale" scritto da Robert Louis Stevenson, che ora viene riproposto, insieme ad altri scritti religiosi, dalla casa editrice Vita e Pensiero.
Lo scrittore argentino Alberto Manguel nella prefazione del libro scrive che ci sono molti scrittori "amatissimi" che hanno una vita riprovevole, un carattere debole o negativo, dunque bisogna fare uno sforzo per distinguere e tenere ben separate la personalità e le vicende dell'autore dalle opere, che sembrano appunto esprimere l'esatto oppostodi quello che lo scrittore ha poi messo in pratica. Nel caso di Stevenson avviene invece che nelle sue storie e nei suoi ragionamenti scritti rifulgono le proprie convinzioni messe in pratica nella vita quotidiana. Quel che Stevenson scrive, immagina, proclama, poi vive concretamente.
Intere generazioni di lettori lo hanno amato, e per fortuna lo amano ancora, per via del senso di avventura, di scoperta, del senso del mistero, della forza di carattere che i suoi romanzi, i suoi racconti , le sue poesie e le sue prose incarnano alla perfezione. E nella sua vita, breve, a causa della salute fragile, tutto questo è stato vissuto fino all'ultimo giorno di esistenza. Era un uomo gentile, arguto, compassionevole, capace di decidere sempre da che parte stare, tenace nel perseguire i propri scopi. Amava viaggiare e non si fermava mai. Tanto che gli ultimi anni della vita li trascorse nelle isole di Samoa, ben lontano dalla sua nativa Scozia. Narratore di storie, lo chiamavano gli abitanti delle isole, e questo ha fatto con una grandezza ineguagliabile.
Però Stevenson non è stato "solo" un grande narratore, avventuriero, curioso esploratore di mondi e di costumi. Questo libro ne è una pratica testimonianza, raccogliendo testi che appartengono all'ultimo decennio della vita, accomunati dalla luminosa fiducia in Dio e nella convinzione che l fine ultimo di tutte le azioni umane sia quello di cercare la bontà e l'onestà. Il Sermone di Natale, citato prima, dimostra che l'angoscia e la disperazione che tormentano l'esistenza umana nascono, in gran parte, dalla convinzione di non riuscire a realizzare nullaprefissato, o molto poco, di quanto prefissato. Di come siamo perseguitati dall'idea di fallimento, se non riusciamo ad ottenere quello che desideriamo.