Roma , sabato, 14. dicembre, 2019 10:00 (ACI Stampa).
In questa settimana, in preparazione al Natale, i Vescovi delle Marche si sono ritrovati a Loreto e hanno aperto la loro assemblea con una meditazione in preparazione al Natale, affidata al vescovo emerito di Senigallia, Giuseppe Orlandoni che ha parlato della speranza, ha posto in luce alcune fragilità emergenti nell’attuale società in particolare per quanto riguarda la condizione giovanile.
Ha tra l’altro sottolineato che, secondo recenti dati statistici, ormai un terzo delle nuove generazioni in Italia appartiene al mondo dei NEET (ragazzi che non studiano, non lavorano e non cercano). Si pone pertanto “una grande sfida per la Comunità civile ed ecclesiale: occorre suscitare e alimentare la speranza. Questo sforzo – si legge in una nota - è costantemente sostenuto, specie laddove non arrivano le strutture pubbliche, anche dalla fattiva azione che la Chiesa svolge nella nostra Regione sia con le Caritas come con altri interventi socio educativi a favore dei giovani e degli adulti in difficoltà, grazie al contributo delle molte associazioni ed enti di impegno ecclesiale che prestano un forte sostegno alla popolazione, la quale spesso fa fatica a usufruire dei servizi sociali.
Non è difficile riconoscere che senza questi apporti della Chiesa nelle sue molteplici articolazioni, sarebbe difficile per una parte delle nostre popolazioni guardare con fiducia al futuro”. Tanti anche i messaggi per l’avvento e il Natale che i vescovi stanno inviando alle proprie diocesi. I vescovi marchigiani hanno auspicato che le prossime Feste natalizie, “arricchite da un forte richiamo familiare, evangelico e sociale rechino nelle famiglie, nelle comunità e in ogni angolo della Regione la pace e la gioia che gli Angeli hanno annunziato per l’intera umanità sulla grotta di Betlemme”.
“Ri-nascere dall’alto. Fede e responsabilità fra eredità e rigenerazione” è il titolo della lettera inviata dal vescovo di Cassano allo Ionio, Francesco Savino. Il presule introduce il testo evidenziando che l’esperienza cristiana “ci regala una nuova significazione della nostra nascita che si apre ad un ristabilimento, una rigenerazione, che consente di superare la separazione e l’isolamento del nostro essere ‘gettati’ nel mondo. Non è sufficiente quindi un’unica nascita; questa è una nascita dal basso, dal ventre di nostra madre, segnata dal dramma della separazione, del peccato, e che a volte richiede una lunga elaborazione anche per tutta la vita. Si richiede quindi – scrive Savino - una seconda nascita, una nuova nascita” che ha come “liquido amniotico” in cui veniamo immersi, “la Fede: questa nascita è il battesimo che riceviamo, in cui rinasciamo dall’alto, dall’acqua e dallo Spirito”. E l’invito che in questo periodo le comunità “riscoprano il valore della Parola di Dio come eredità primaria che Cristo ci ha consegnato”.
Non c’è Avvento senza “un ritornare a camminare insieme a Cristo, per andare là dove Cristo va, là dove Cristo mette la sua tenda, verso la carne dell’uomo, verso il volto dell’uomo, di ogni uomo”, scrive il vescovo di Avezzano, Pietro Santoro: “fraternità, condivisione, gratuità devono tornare ad essere vocabolario vissuto di chi cammina con Cristo, il vocabolario della grotta di Betlemme che dobbiamo ricomporre nonostante il male diffuso, la corruzione diffusa, l’illegalità diffusa. La rinascita dell’Italia, di un’Italia stanca, depressa, avvilita e mortificata è affidata anche a quei cristiani che non disonorano il Vangelo e lo rendono motore di un cambiamento interiore sociale”. L’avvento che stiamo vivendo è “tempo di attesa, di preparazione e di accoglienza che ci porterà al Natale”.