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Papa Francesco sul suo maestro padre Fiorito. “Fu uomo di combattimento contro Satana”

Civiltà Cattolica pubblica gli scritti di padre Miguel Angel Fiorito, che ebbe una straordinaria influenza su Bergoglio. La prefazione di Papa Francesco

Padre Fiorito e padre Bergoglio | Una foto d'archivio pubblicata da Civiltà Cattolica. Al centro, padre Fiorito. Alla sua destra, un giovane Jorge Mario Bergoglio | La Civiltà Cattolica Padre Fiorito e padre Bergoglio | Una foto d'archivio pubblicata da Civiltà Cattolica. Al centro, padre Fiorito. Alla sua destra, un giovane Jorge Mario Bergoglio | La Civiltà Cattolica

Se Papa Francesco ha sviluppato la devozione per Pietro Favre (tanto da autorizzarne la canonizzazione equipollente), se Papa Francesco parla di meticciato; se Papa Francesco guarda con interesse e attenzione ai popoli indigeni, tutto questo si deve all’influenza di padre Miguel Angel Fiorito. I suoi Escritos sono ora pubblicati da Civiltà Cattolica, in cinque volumi curati da padre Luis José Narvaja. E Papa Francesco, in una prefazione densa di amore per il suo maestro, ne descrive i tratti in maniera ammirata, sottolineando soprattutto che “tra la bandiera di Cristo e quella di Satana, scelse quella di Nostro Signore”.

La prefazione è solo uno dei segni di attenzione per Padre Fiorito. La raccolta sarà presentata il prossimo 13 dicembre presso la Curia Generalizia della Compagnia di Gesù, in un giorno simbolico, perché segna il cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di Papa Francesco. Il Papa celebrerà una messa con i cardinali presenti a Roma la mattina alle 7, ma la sera sarà proprio alla sede della compagnia, per presentare questo volume, ma soprattutto presentare padre Fiorito, avviando così anche il calendario di celebrazioni per i 170 anni di Civiltà Cattolica 1850 – 2020).

Già la prefazione è densa di ricordi personali, come quella della biblioteca di padre Fiorito, che aveva una parte dedicata a faldoni tematici, che lui si avventurava a cercare “salendo pericolosamente su una scala”. Ma, soprattutto, è piena di ammirazione per il maestro, e in particolare per il suo modo di predicare e portare avanti gli esercizi spirituali. Con la consapevolezza che padre Fiorito “aveva un naso speciale per sentire il cattivo spirito, sapeva smascherarlo per i suoi frutti cattivi. Fu un uomo di combattimento contro un solo nemico: il cattivo spirito, satana, il demonio, il tentatore, l’accusatore, il nemico della nostra naturalezza umana”.

Ricordando San Pietro Favre, Papa Francesco spiega che “saper ricevere e saper comunicare sono due cose distinte ed entrambe richiedono una grazia”, e che entrambe erano grazie di padre Fiorito.

Il quale, aggiunge, portava con sé “la vitalità di un pensiero che va a creare una scuola, che significa che c’è un pensiero comune e tutti i pensieri possono svilupparlo seguendo lo spirito del Maestro con libertà e creatività”.

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Quelli di padre Fiorito sono, per Papa Francesco, scritti che “distillano misericordia spirituale”, e che “la grande opera di misericordia spirituale è insegnare a discernere”, perché “il discernimento spirituale è animarsi a vedere con i nostri occhi umani l’impronta divina”.

“Fiorito – scrive ancora Papa Francesco - ci ha portato l’impronta divina che il signore Gesù ha impresso nella sua vita: quella della passione per gli esercizi spirituali, che sono strumento per sapere sentire e gustare la richiesta del Signore alla nostra anima e aiuta a ripulirla di tutte le ambiguità, in modo che possiamo seguirla, specialmente nelle situazione in cui il cattivo spirito si ingegna a confonderci”.

Papa Francesco descrive padre Fiorito come un “padre amabile, maestro paziente e avversario fermo, però sempre rispettoso e leale. Mai nemico”; un uomo “di dialogo e ascolto”, che “insegnò a molti a pregare e a discernere i segni dei tempi”.

E già da queste parole si comprende l’influenza che padre Fiorito ha avuto sulle radici del pensiero in generale di Padre Jorge Mario Bergoglio.

Questi concluse la sua formazione di gesuita e iniziò il suo ministero sacerdotale tra il 1968 e il 1978, anni in cui ricoprì tra i gesuiti prima l’incarico di maestro dei novizi e poi di provinciale. Aveva 33 anni quando fu ordinato sacerdote, nel 1969.

Fu in quegli anni che ci fu l’incontro con padre Miguel Angel Fiorito (1916-2005), rettore dell’Università di San Salvador dal 1970 al 1973, decano dal 1964 al 1969 della Facoltà di Filosofia del Collegio Massimo di San Miguel, e direttore della rivista Stromata, nella quale si pubblicavano articoli dei professori di facoltà.

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Padre Bergoglio ne fu affascinato, e, quando divenne provinciale, diede a padre Fiorito gli incarichi di istruttore della “Terza probazione” (l’ultima tappa della formazione dei gesuiti) e quello di direttore del Boletín de Espiritualidad.

In quegli anni, padre Fiorito fa studi sulla spiritualità della Compagnia di Gesù, e in particolare sugli esercizi di Sant’Ignazio e sul discernimento spirituale. Il suo modo di lavorare, sia al Collegio Massimo che alla rivista Stromata e al bolletino, rappresentava un momento di dialogo teologico fecondo, e padre Bergoglio fu coinvolto e influenzato da questi scambi, che avvenivano tra l’altro come parte del più ampio dibattito che faceva seguito al Concilio Vaticano II.

Dopo il Concilio, l’America Latina fu luogo di dibattito acceso, e trovò anche una rinnovata consapevolezza della forza del continente. Gli studenti di padre Fiorito avevano in comune il riferimento costante alla fede di antenati, padri ed avi, che padre Fiorito sottolineava spiegando come “la nostra terra (l’America Latina, ndr) ha assorbito, nella sua storia di quasi quattro secoli, due importanti impatti: quello dei conquistatori, che ha dato origine al meticciato; e quello degli immigrati, che ha dato origine a gran parte degli argentini di oggi”.

Sono due temi che si trovano molto nel pontificato di Papa Francesco. Come è forte la consapevolezza che “la fede ha agito da collante” in questi due movimenti (anche questa espressione di padre Fiorito) che si ripercuoto nella esaltazione della pietà popolare e nella “teologia del popolo”.