Il secondo punto è quello di “avere le risorse materiali necessarie per raggiungere i fini indicati”. Ma Papa Francesco sottolinea che “le risorse sono importante e necessarie”, ma possono essere insufficienti, eppure non ci si deve scoraggiare, ma si deve “pensare che la Chiesa ha sempre fatto grandi opere con mezzi poveri”, e dunque si tratta di far rendere al massimo i propri talenti, senza essere presi dalle tentazioni delle strutture.
Il terzo punto è la condivisione delle iniziative, perché questo “fa risplendere ancora di più il valore delle opere”, mettendo in risolta anche la sinodalità “al servizio del bene comune, mediante la corresponsabilità e il contributo di ciascuno”.
Un esempio è proprio il Forum, che il Papa incoraggia ad unire “le forze con altre organizzazione cattoliche e in comunione con i Pastori e con i Rappresentanti della Santa Sede presso gli organismi internazionali, avranno l’effetto moltiplicatore del lievito del Vangelo e la luce e la forza dei primi cristiani”.
Conclude Papa Francesco: “Il mondo di oggi esige nuova audacia e nuova immaginazione per aprire altre vie di dialogo e di cooperazione, per favorire una cultura dell’incontro, dove la dignità dell’umano, secondo il piano creatore di Dio, sia posta al centro”.
Tra i relatori della due giorni di incontri, l’arcivescovo Ivan Jurkovic, osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite; e l’arcivescovo Alain Paul Lebeaupin, nunzio apostolico presso l’Unione Europea.
Gariella Gambino, sottosegretario del Dicatero Laici, Famiglia e Vita, e padre Bruno Maria Duffé, segretario del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Integrale, hanno tenuto un panel su “Verso una agenda comune che guardi al futuro”.
Il lavoro del Forum è stato rilanciato due anni fa, per il decennale dell’organizzazione, quando Papa Francesco ne incontrò dieci di loro in una piccola udienza privata.
Come detto, aveva partecipato al primo incontro monsignor Parolin, ma anche monsignore Giordano Caccia, al tempo assessore generale della Segreteria di Stato e recentemente nominato osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite.
Tra gli organizzatori e ispiratori del Forum c’era anche l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, al tempo osservatore della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, e oggi consigliere all’interno del neonato dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale.
Le organizzazioni partecipanti al Forum sono circa 90, e includono anche sigle storiche delle organizzazioni Non Governative di ispirazione cattolica, come l’AVSI di Comunione e Liberazione, New Humanity del Movimento dei Focolari, Don Bosco International e Dominicans for Justice and Peace o l’OIDEL, una ONG cattolica specializzata nell’educazione e nella libertà di educazione, ma anche la FAFCE, la Federazione delle Associazioni Cattoliche Familiari d'Europa.
Papa Benedetto XVI li ricevette in Aula Clementina l’1 dicembre 2007 e, nell’occasione, tracciò anche una storia delle cooperazione internazionale, ricordando che questa, “nata già alla fine del secolo XIX e sviluppatasi sempre più nel secolo scorso, nonostante le tragiche interruzioni delle due guerre mondiali, ha contribuito significativamente alla creazione di un ordine internazionale più giusto”.
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In effetti, il Forum rappresenta una sorta di “upgrade” del lavoro di coordinamento che è cominciato già nel 1951, quando si diede vita alla Conferenza delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche con lo scopo di mettere in comune le loro esperienze e portare in ambito internazionale il messaggio del Vangelo. Il percorso poi continuò dopo il Concilio Vaticano II, quando la scena internazionale fu arricchita dalla presenza di nuove sigle legate a congregazioni religiose, movimenti ecclesiali e altre associazioni laicali presenti nella società civile.
Il Forum nacque così nel 2007 con l'intento di creare un ulteriore coordinamento globale.