L’arcivescovo Rudelli ha messo in luce l’appello di Papa Francesco in favore di una costruzione di un patto educativo, basato sull’interazione di tutti gli attori dell’educazione, sull’apertura a tutte le dimensioni della persona umana e sul coinvolgimento attivo in favore del bene comune.
Nella dichiarazione finale, i ministri si sono impegnati a fare in modo che la scuola garantisca sin dall’infanzia l’acquisizione delle competenze digitali necessarie a vivere in una società democratica, e in particolare quelle che favoriscono la formazione di uno spirito critico.
La Santa Sede ha aderito al testo, ma ha emesso una dichiarazione interpretativa, sottolineando di intendere i termini “genere” o “stereotipi di genere” come riferiti alla differenza sessuale fondata sull’identità maschile e femminile.
La Francia ha proposto di creare un osservatorio sull’insegnamento della storia nel Consiglio d’Europa. La proposta è stata discussa.
Alcuni giorni fa, un gruppo di Cardinali del Sinodo Panamazzonico ha scritto alla COP25 ricordando ai politici che l’inazione contro il cambio climatico è un crimine contro l’umanità e la natura”.
FOCUS AFRICA
Il ministro degli Esteri di Egitto da Gallagher e da Papa Francesco
Di ritorno da Bratislava, l’arcivescovo Gallagher ha incontrato in Vaticano Sameh Shoukry, ministro degli Affari Esteri di Egitto, a Roma per la V edizione di Med201, evento organizzato dalla Farnesina e dall’ISPI.
Secondo Ahmed Hafez, portavoce del ministero, il ministro ha sottolineato che l’Egitto ha interesse a mantenere sempre aperti i canali diplomatici per scambiare analisi sulla situazione regionale e multilaterale. Durante la conversazione, sono state analizzate le situazioni in Siria, in Libia e nel Sahel, è stata ribadita la soluzione “due popoli, due Stati” nel caso del conflitto israelo-palestinese come unica via per giungere alla pace.
Papa Francesco ha incontrato il ministro degli Esteri egiziano la mattina del 7 dicembre.
Ghana, la conferenza episcopale locale contro il referendum del 17 dicembre
Il referendum del 17 dicembre in Ghana “dovrebbe essere posposto” secondo il vescovo Charles Palmer Buckle di Cape Coast, presidente della Conferenza Episcopale del Ghana, che è stato ricevuto dal vice presidente Mahamudu Bawumia.
“Noi vescovi – ha detto Palmer Buckle – ci appelliamo al governo e alla commissione elettorale per posporre il referendum, dato che questo non causerebbe alcuna crisi costituzionale”.
I vescovi sono stati ricevuti da Bawumia, che voleva ringraziarli per il lavoro fatto con la popolazione.
FOCUS ASIA
Dalla Cina: un vescovo troppo patriottico
Lo scorso 26 novembre si è tenuta a Pechino la Conferenza politica consultiva sulle religioni, e il vescovo Fang Xingyao avrebbe detto nell’occasione che “l’amore per la patria deve essere superiore all’amore verso la Chiesa e la legge del paese è superiore alle regole canoniche”.
L’incontro è stato presieduto da Wang Yang, presidente del Comitato nazionale della Conferenza politica consultiva del popolo cinese (Cpcpc) e membro del Comitato centrale del Partito comunista.
L’incontro si inseriva nella linea della “sinicizzazione” voluta dal presidente Xi Jinping, con l’obiettivo di sviluppare “un sistema ideologico religioso con caratteristiche cinesi in linea con le richieste dei tempi”.
Le parole del vescovo sono state riportate in un lungo articolo sul sito del Cpcpc, che dà anche sintesi degli interventi dei rappresentanti delle altre religioni ufficiali in Cina, tutti esaltanti il patriottismo.
Le parole riferite di Fang Xingyao hanno generato dispiacere nei cattolici cinesi, perché da sempre la Santa Sede afferma che “un buon cattolico” è anche un “buon cittadino”, mettendo sullo stesso piano l’amore alla patria e l’amore alla Chiesa. Il tema si è ritrovato anche nella lettera pastorale di Papa Francesco ai cattolici cinesi inviata dopo l’accordo provvisorio con il governo sulla nomina dei vescovi.
Anche Benedetto XVI, nella sua Lettera ai cattolici cinesi (del 2007) sottolinea questa parità, chiedendo al governo spazi di libertà religiosa per la Chiesa e per il suo “adoperarsi per la giustizia” (n. 4).
Il Cardinale Bo scrive ai governanti del Myanmar
In una lettera aperta ai governanti del Myanmar, il Cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, ha fatto appello perché “si abbandonino le armi e la violenza per dialogare con tutte le comunità, di ogni etnia e religione, per cercare una soluzione pacifica a decenni di conflitto, iniziando un nuovo processo di pace, giustizia, verità e riconciliazione".
Il Cardinale ha esortato i governanti a indirizzare energie e sforzi “per prendersi cura delle persone poveri e sofferenti”, e ha sottolineato che “ora è il momento di cercare verità, giustizia, pace e riconciliazione. Sono un prete, non un avvocato o un politico, quindi non commenterò le iniziative legali internazionali in corso. Ma so che perché ci sia pace, ci deve essere giustizia, e perché ci sia riconciliazione, ci deve essere il riconoscimento della verità”.
Nella lettera aperta, l’arcivescovo di Yangon ha chiesto alla comunità internazionale di tenere “presente il benessere di tutto il popolo del Myanmar”, ed ha esortato “a far sì che, nello sforzo di perseguire i responsabili di crimini contro l'umanità, non si penalizzino inavvertitamente coloro che non sono responsabili e non si punisca tutto il popolo del Myanmar nel suo insieme”.
Ha ammonito il Cardinale Bo: "La comunità internazionale faccia attenzione a non adottare misure che possano ferire i più poveri. Incoraggio la comunità internazionale a concentrare i propri sforzi in modo mirato su quanti sono direttamente responsabili di perpetrare gravi violazioni dei diritti umani e gravi ingiustizie".
Il cardinale ha anche sottolineato il ruolo positivo del dialogo interreligioso, l’impegno della Chiesa per la pace, la riconciliazione e la giustizia, e ha detto che dopo settanta anni di isolamento, negli ultimi sette anni è sembrata esserci una speranza, sostituita poi da nuvole scure.
Ha concluso il Cardinale Bo: “Giustizia e pace vanno di pari passo, verità e riconciliazione camminano insieme. Il Myanmar ha bisogno dell'aiuto del mondo per percorrere la strada della verità e del perdono”.
FOCUS AMERICA LATINA
Nicaragua, il nunzio apostolico gestisce la liberazione dei prigionieri politici
Lo scorso 29 novembre, l’Associazione Nicaraguense per i Diritti Umani ha reso noto che l’arcivescovo Waldemar Sommertag sta lavorando per la liberazione di più di un centinaio di prigionieri politici.
La Ong ha detto che sarebbero più di 150 i prigionieri politici che potrebbero essere liberati grazie ai buoni uffici del nunzio, numero considerevole se si pensa che l’opposizione quantifica in 172 i prigionieri politici del governo di Ortega.
Il nunzio è stato anche testimone delle negoziazioni tra opposizione e governo.
La crisi in Nicaragua è scoppiata ad aprile 2018, con un sollevamento popolare contro una riforma delle pensioni. Il movimento di protesta è sempre cresciuto da allora.
La visita dell’ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede ad Alatri
Jorge Quesada Concepcion, ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede, è stato il 6 dicembre ad Alatri insieme a Enrique Gonzales, ministro consigliere, per visitare Virgilio Pavia, nipote di Monsignor Mario Tagliaferri: pronunzio apostolico morto a Parigi del 1999, ma che svolse l’opera diplomatica nell’isola caraibica nel periodo in cui di completamento di trasformazione dello stato dopo la rivoluzione castrista in in entità socialista.
Molti gli incontri istituzionali del ministro, con il sindaco di Alatri ingegner Giuseppe Morini, da sua eccellenza il Prefetto dottor Ignazio Portelli, dal comandante della Compagnia dei carabinieri Maggiore Gabriele Argirò e dal comandante della Polizia locale dottor Dino Padovani. Si è parlato, in particolare, dei rapporti Cuba – Santa Sede, che non sono mai stati interrotti nonostante la crisi data dall’arrivo del regime di Fidel Castro. Il nunzio Tagliaferri fu protagonista della distensione. L’ambasciatore Quesada ha inoltre ricordato che in occasione dell’85° anniversario delle relazioni ininterrotte tra Cuba e Santa Sede i rapporti sono ancora molto buoni.
NUNZI E AMBASCIATORI
Credenziali in Vaticano
Il 6 dicembre, l’ambasciatore Henrique de Silveira Sardinha Pinto, che rappresenta il Brasile presso la Santa Sede, ha presentato le lettere credenziali a Papa Francesco.
Classe 1956, tre figli, ha avuto vari incarichi nel ministero degli affari esteri e poi in varie ambasciate
Il 5 dicembre, è stato Igor Zontar, ambasciatore di Bosnia Erzegovina presso la Santa Sede, a presentare le lettere credenziali. Classe 1976, ha lavorato molto nel dialogo interreligioso ed è un professore di teologia multilingua, che ha collaborato con l’arcidiocesi di Vrhebosna di Pax Christi International.
Credenziali dei nunzi
Il 6 dicembre, l’arcivescovo Bernardito Auza ha presentato le sue lettere credenziali al Cardinale Ricardo Blazquez, presidente della Conferenza Episcopale Spagnola. Durante la sua visita alla sede della conferenza episcopale, l’arcivescovo Auza ha avuto l’opportunità di conoscere la cappella della Successione Apostolica e il Salone della plenaria in cui si riuniscono i vescovi spagnoli. All’incontro hanno partecipato anche i monsignori Michael Crotty e Gian Luca Perici, consiglieri di nunziatura, e Luis Argüello, segretario generale della Conferenza Episcopale, insieme a D. Carlos Lopez, vicesegretario per gli affari generali. L’arcivescovo Auza, dal 2014 al 2019 osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, è succeduto al nunzio Renzo Fratini, che è andato in pensione.
Due settimane prima, il 23 novembre, l’arcivescovo Ivo Scapolo, nunzio apostolico in Portogallo, aveva presentato le lettere credenziali al presidente portoghese Marcelo de Rebelo de Sousa. Il nunzio, con l’occasione, aveva sottolineato che i rapporti tra Chiesa e Stato nel Paese sono segnati da un clima di collaborazione. La cerimonia di presentazione delle credenziali è stata ricordata come "un incontro importante, molto solenne, come è la tradizione in Portogallo".
L’arcivescovo Ivo Scapolo è satto nominato nunzio in Portogallo lo scorso 29 agosto, dopo aver trascorso come nunzio in Cile il periodo che va dal 2011 al 2018. È succeduto al nunzio Rino Passiagato, anche lui andato in pensione.