Padova , giovedì, 5. dicembre, 2019 9:00 (ACI Stampa).
E' il 1810, Napoleone sembra inarrestabile, ovunque si allunga la sua ombra, anche in Italia, e con lui un ciclone di cambiamenti e di sconvolgimenti. Il suo decreto sulla soppressione degli ordini religiosi si abbatte come un pugno di ferro, distrugge intere comunità, sconvolge storie personali. Così accade che a Padova venga chiuso un monastero di clarisse e le suore si disperdono, tornate in famiglia, ospitate da amici e parenti, confuse, ferite, rimaste estranee e "separate", anche se tornate nel mondo. È il destino di una tra le tante donne che vivono questo momento difficile. Siamo a Padova e per effetto del decreto napoleonico viene soppresso il convento di Santa Chiara. Come la sue consorelle, una clarissa deve abbandonare quella che è stata la sua casa per tanto tempo. Nelle sue peregrinazioni, pero', si sente meno sola, visto che, con incredibile sforzo, riesce a portarsi dietro una statua ai suoi occhi un prezioso tesoro, la testimonianza della sua vita di fede: una Madonna con Bambino. Non è possibile ricostruire con esattezza quel che è accaduto a questa suora senza più convento, quali dolori e smarrimenti debba aver vissuto. Forse potrebbero essere oggetto di una storia romanzata, dove le tante lacune di questa vicenda potrebbero essere colmate, poeticamente, dalla fantasia di uno scrittore.
In ogni caso, questa statua riappare nel monastero della Visitazione, sempre a Padova, e negli ultimi tempi, nel nuovo capitolo della sua lunga esistenza, viene restituita al suo aspetto originario dopo un importante restauro. L'opera potra' essere ammirata nell'ambito di una attesa mostra, presentata in questi giorni, che aprirà i battenti il 15 febbraio 2020, presso il prestigioso Museo Diocesano della città patavina. Si intitolerà "A nostra immagine. Scultura in terracotta del Rinascimento. Da Donatello a Riccio", sarà curata da Andrea Nante, presidente del Museo, e da Carlo Cavalli.
Lo scopo dichiarato è quello di mostrare al pubblico i risultati di un'intensa campagna di recupero, studi, ricerche e restauri mirata a salvaguardare quel che resta di un immenso patrimonio d'arte unico al mondo: le sculture rinascimentali del territorio padovano. Purtroppo l'usura del tempo, le dispersioni, gli innumerevoli furti, gli atti di vandalismo, l'indifferenza, lo hanno quasi completamente distrutto o disperso.Ma quello che poteva essere ritrovato e restituito allo splendore originario è stato salvato proprio grazie all'azione del Museo Diocesano e dell'Ufficio Beni culturali, sforzi sostenuti anche dalla campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi "Mi sta a cuore".
Così, a breve, nelle Gallerie del Palazzo Vescovile di Padova -anch'esso un gioiello da riscoprire - sarà possibile ammirare una ventina di terrecotte rinascimentali, a testimonianza di quelle migliaia di opere, spesso veri e propri capolavori, che popolavano chiese, capitelli, conventi, abbazie di una diocesi che spazia tra le province di Padova, Vicenza, Treviso, Belluno e Venezia.
La mostra intende ricreare, sia pure in modo parziale, quell'atmosfera di grande fervore artistico e artigianale, ma anche di fede e di spiritualità, che si respirava in questi territori. Basterebbe rievocare i giorni in cui a Padova, proprio all'ombra della basilica di Sant'Antonio, si lavorava in botteghe come quelle create da Donatello, e in seguito da Giovanni De Fondulis, Bartolomeo Bellano e Andrea Riccio. Dalla più umile terracotta, più ukile rispetto al marmo, agli ori, ai bronzi, nascevano gruppi imponenti, come i Compianti, oppure delicate e commoventi figure di Madonne con il Bambino, di santi, molto richieste per la devozione in famiglia e nelle parrocchie, nei conventi, nelle abbazie, nei luoghi di fede grandi e conosciuti, come in piccole chiese di campagna. Un reticolo di bellezza e di preghiera che, come linfa luminosa, irrorava la vita sociale e individuale.