Città del Vaticano , lunedì, 2. dicembre, 2019 11:00 (ACI Stampa).
È in atto una persecuzione dei cristiani. Da mesi noi vescovi denunciamo quanto accade in Burkina Faso, ma nessuno ci ascolta. Evidentemente preferiscono tutelare i propri interessi”.
Questa la reazione di monsignor Justin Kientega, vescovo di Ouahigouya, dopo l’ennesimo attacco anticristiano avvenuto ieri in Burkina Faso. Dei terroristi hanno colpito una chiesa protestante nel governatorato di Fada N’Gourma, vicino al confine con il Niger, uccidendo 14 fedeli.
“L’attacco non è stato rivendicato, così come non sono stati rivendicati i precedenti – afferma il vescovo – e dunque non sappiamo se si tratti di uno o più gruppi. Quel che è certo è che stanno mettendo in atto una propaganda islamista e cercano di innescare un conflitto tra religioni in un Paese in cui cristiani e musulmani sono sempre andati d’accordo”.
Monsignor Kientega nota come gli autori di tali crimini cerchino di infondere terrore nella comunità cristiana anche per impadronirsi delle loro terre e dei loro beni. A seguito delle violenze tantissimi cristiani hanno infatti abbandonato le loro case e sono migliaia gli sfollati interni, di cui la Chiesa si prende cura.
Dall’inizio dell’anno sono oltre 60 i cristiani uccisi in Burkina Faso, nel più totale disinteresse dell’Occidente. Il presule riferisce di come tale indifferenza sia stata evidenziata anche durante un recente incontro delle Conferenze Episcopali di Burkina Faso, Niger, Mali, Costa d’Avorio e Ghana che ha avuto luogo nella capitale burkinabé, Ouagadougou. “Ci siamo chiesti come sia possibile che tanti non conoscano la nostra situazione, che i governi e i media occidentali non ne diano notizia. Evidentemente tante potenze occidentali hanno interesse affinché continuino le violenze e i loro profitti sono più importanti delle nostre vite”.