Città del Vaticano , sabato, 30. novembre, 2019 10:55 (ACI Stampa).
I casi delle coppie ferite “non possono essere trattate con un approccio meramente burocratico, quasi meccanico. Si tratta di entrare nel vissuto delle persone, che soffrono e che hanno sete di serenità e di felicità personale e di coppia. Le ferite del matrimonio oggi provengono da tante e diverse cause che scavano solchi profondi e amari nel cuore delle persone coinvolte, ferite sanguinanti, dinanzi alle quali la Chiesa non riuscirà mai a passare oltre girando la faccia dall’altra parte”. Lo ha detto il Papa nell’udienza ai partecipanti al corso di formazione per la tutela del matrimonio e la cura pastorale delle coppie ferite promosso dal Tribunale della Rota Romana.
Quando incontriamo queste coppie ferite come Chiesa piangiamo e soffriamo con loro. La Chiesa “si avvicina con l’olio della consolazione, per lenire e curare; essa vuole caricare su di sé il dolore che incontra. E se, poi, si sforza di essere imparziale e oggettiva nel ricercare la verità di un matrimonio infranto, la Chiesa non è mai estranea né umanamente, né spiritualmente a quanti soffrono. Non riesce mai ad essere impersonale o fredda di fronte a queste tristi e travagliate storie di vita. Per questo, anche nei suoi procedimenti canonici e giurisprudenziali, la Chiesa cerca sempre e solo il bene delle persone ferite, cerca la verità del loro amore; non ha altro in mente che sostenere la loro giusta e desiderata felicità, la quale, prima di essere un bene personale a cui tutti umanamente aspiriamo, è un dono che Dio riserva ai suoi figli e che da Lui proviene”.
Gli sposi - ha aggiunto il Pontefice - “non devono mai dimenticare che sono chiamati, come persone e come coppia, a camminare sempre nella fede, a camminare nella Chiesa e con la Chiesa, a camminare insieme nella via della santità”.
Il Sacramento del matrimonio - ha poi ammonito Francesco - “non si improvvisa. È necessario prepararsi da fidanzati. Non è sufficiente che i fidanzati cristiani si preparino a diventare sposi raggiungendo una buona integrazione psicologica, affettiva, relazionale e progettuale, che pure è necessaria per la stabilità della loro futura unione. Essi devono anche nutrire e accrescere progressivamente in sé stessi quella specifica chiamata a modellarsi come sposi cristiani”.
“I fidanzati - ha concluso - possono crescere, nutrendosi con la preghiera, con l’Eucaristia e la Riconciliazione, con la premura sincera l’uno verso l’altro, con la dedizione ai fratelli che incontrano. La Chiesa, nella sua struttura parrocchiale, è concretamente una comunità di famiglie, chiamate a diventare testimoni del Vangelo in quel territorio. È lo Spirito Santo che opera questa sinergia, e dunque lo Spirito va invocato, anche per questo processo apostolico, che non è facile, ma non è impossibile”.