Budapest , venerdì, 29. novembre, 2019 9:00 (ACI Stampa).
“Molti non hanno ascoltato le nostre grida”. È stato questo il lamento del patriarca siriano ortodosso Mar Ignation Aprhem II Karim. Il patriarca ha tenuto il discorso di apertura alla Conferenza Internazionale sulla persecuzione dei cristiani nel Medio Oriente, che si è tenuta a Budapest dal 26 al 28 novembre.
È la seconda volta che il governo ungherese lancia la conferenza, che è in pratica il segno visibile dell’impegno che Budapest sta mettendo sul tema dei cristiani perseguitati. Nel 2016, l’Ungheria è stato il primo (e finora unico) Stato al mondo a dedicare un ufficio del governo proprio ai cristiani perseguitati, lanciando un programma, Hungary Helps, che punta ad aiutare i cristiani nelle loro terre, anche con borse di studio per i giovani e fondi per la ricostruzione. Hungary Helps ha finora erogato 40 milioni di dollari in richieste di aiuto.
Durante l’incontro, si sono radunati rappresentanti delle confessioni cristiane dal Medio Oriente e dell’Africa, ma anche da Polonia, Italia, Nigeria, Libano e Stati Uniti. Rappresentano le “245 milioni di ragioni per riunirci, ovvero le persone che vengono perseguitate ogni giorno per la loro fede cristiana”, ha detto Tristan Azebj, segretario di Stato ungherese per gli aiuti ai cristiani perseguitati.
Il primo ministro ungherese Viktor Orban, nel suo intervento, ha rimarca che in media una persona su cinque perseguitata per ragioni religiose, lo è a causa della sua fede cristiana. Il premier ungherese ha anche accusato l’Europa “silenziosa” sul tema, perché la persecuzione dei cristiani in Africa e Medio Oriente non può essere separata dalla situazione europea. Orban ha quindi sottolineato che “la persecuzione dei cristiani non riguarda solo l’attacco ad individui o comunità, ma la stigmatizzazione, l’umiliazione e la persecuzione della nostra cultura”. Orban ha quindi affermato: “L’Europa può essere salvata solo se ritorna alla sua identità cristiana”.
Il Cardinale Petr Erdo, arcivescovo di Esztergom – Budapest, ha fatto eco al lamento del patriarca Afrem, e ha chiesto di non essere indifferenti non solo alla persecuzione dei cristiani, ma anche di fronte a tutti gli atteggiamenti ostili verso i credenti. L’arcivescovo ha sottolineato che “gli attacchi fisici e verbali non dovrebbero essere trattati come se nulla fosse accaduto”, e ha elogiato gli sforzi per documentare la situazione dei cristiani in Europa e nel mondo.