Tra i primi incarichi ricevuti, nel settembre del 1940, fu inviato come coadiutore nella parrocchia di Yamaguchi.
In questa Provincia, viste le ottime doti, personali e religiose, svolse i delicati incarichi di Maestro dei novizi e Superiore. Fu un uomo molto esigente per il bene di coloro che venivano affidati alle sue cure, ma anche paterno, comprensivo e di grande testimonianza.
Chi ebbe il dono di vivere con lui per i due anni di noviziato richiesti dalla ratio formationis, non dimenticherà mai quel maestro che chiedeva ciò che lui stesso, in prima persona, viveva.
Uomo di preghiera e di azione in Giappone lascerà il ricordo di una persona affidabile ma di più disponibile e presente alle necessità di quelli che si rivolgevano alla sua persona.
I confratelli videro in lui non solo un autorità, ma un fratello che sapeva ascoltare ma di più comprendere ed amare.
Il 6 agosto 1945 Padre Arrupe si trovava nella casa di noviziato ad Hiroshima e qui visse in prima persona il dramma della bomba atomica. In tale comunità di formazione, allestì un piccolo ospedale che permise ai molti feriti,di poter ricevere le prime cure. Ex studente di Medicina e con ottimi voti, mise in pratica ciò che aveva abbandonato, per seguire la chiamata nella Compagnia di Gesù in quel lontano 1927.
In questo suo nuovo mondo “inculturò” il Vangelo in terra di Oriente e vi rimase fino alla nomina a Superiore generale della Compagnia di Gesù, avvenuta il 22 maggio 1965.
Tale processo, tipico dell'apostolato gesuitico, venne diffuso nella seconda metà del mille e cinquecento da padre Matteo Ricci, che lo ideò per la realtà sociale che incontrò al suo arrivo.
Superiore provinciale fu un autentico innamorato della spiritualità gesuita, tanto da prendere come punto di riferimento e modello Gesù, povero e perseguitato, sentendolo come amico.
Questo modo di procedere, espressione tipicamente ignaziana, si consolidò nell'iter della propria formazione religiosa,compiuta in Belgio e nei Paesi Bassi ed ispirò gli ulteriori campi di apostolato.
Ottimo comunicatore e religioso, zelante ed umile, visse il proprio servizio guardando, con ottimismo, al futuro anche nelle pieghe dolorose che la vita, immancabilmente, gli mise davanti.
Vicino alla realtà dei semplici e degli umili era solito osservare che:”Non si può denunciare l'ingiustizia operando in modo contrario al Vangelo”. Con tale fede visse una coerente testimonianza cattolica.
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Dal 1965 fino alla scomparsa, visse a Roma, occupandosi del bene dei tanti confratelli presenti nel mondo ma affidati alla sua attenzione, mai dimenticando quei luoghi che lo videro giovane gesuita, ma di più grande missionario, desideroso di portare il Cristo in terra giapponese.