Tokyo , sabato, 23. novembre, 2019 14:00 (ACI Stampa).
Papa Francesco è arrivato questa mattina a Tokyo, in Giappone, seconda e ultima tappa del suo viaggio apostolico in Asia. Il Pontefice, trasferitosi alla Nunziatura Apostolica, ha subito incontrato i membri della Conferenza Episcopale Giapponese.
“Fin da giovane - ha esordito il Papa - ho provato simpatia e affetto per queste terre. Sono passati molti anni da quell’impulso missionario, la cui realizzazione si è fatta attendere. Oggi il Signore mi offre l’opportunità di essere tra voi come pellegrino missionario sulle orme di grandi testimoni della fede. Voglio unirmi a voi per ringraziare il Signore per tutti coloro che, nel corso dei secoli, si sono dedicati a seminare il Vangelo e a servire il popolo giapponese con grande unzione e amore; questa loro dedizione ha dato un volto molto particolare alla Chiesa giapponese”.
Il pensiero del Papa è andato ai martiri e ai “ cristiani nascosti che hanno conservato la fede per generazioni grazie al battesimo, alla preghiera e alla catechesi. Autentiche Chiese domestiche che risplendevano in questa terra, forse senza saperlo, come specchi della Famiglia di Nazaret”.
“Voi - ha proseguito - siete una Chiesa viva, che si è conservata pronunciando il Nome del Signore e contemplando come Lui vi guidava in mezzo alla persecuzione. La semina fiduciosa, la testimonianza dei martiri e l’attesa paziente dei frutti che il Signore dona a suo tempo, hanno caratterizzato la modalità apostolica con cui avete saputo accompagnare la cultura giapponese. Di conseguenza, avete plasmato nel corso degli anni un volto ecclesiale generalmente molto apprezzato dalla società giapponese, grazie ai vostri molteplici contributi al bene comune”.
Qui - ha detto ancora Francesco - “la missione è stata caratterizzata da una forte ricerca di inculturazione e dialogo, che ha permesso il formarsi di nuove modalità indipendenti da quelle sviluppate in Europa. Proteggere ogni vita significa, in primo luogo, avere uno sguardo contemplativo capace di amare la vita di tutto il popolo a voi affidato, per riconoscere in esso prima di tutto un dono del Signore. Proteggere ogni vita e annunciare il Vangelo non sono due cose separate né contrapposte: si richiamano e si esigono a vicenda. Entrambe significano stare attenti e vigilanti rispetto a tutto ciò che oggi può impedire, in queste terre, lo sviluppo integrale delle persone affidate alla luce del Vangelo di Gesù”.