Una storia fatta di tante piccole storie, di tanti fedeli che hanno mantenuto la fede con discrezione e forza.
La Chiesa giapponese ha appena celebrato il 150.mo anniversario della scoperta dei “cristiani nascosti” e proprio Papa Francesco in una udienza generale ricordò la loro testimonianza: “Erano sopravvissuti con la grazia del loro Battesimo! Questo è grande: il Popolo di Dio trasmette la fede, battezza i suoi figli e va avanti. E avevano mantenuto, pur nel segreto, un forte spirito comunitario, perché il Battesimo li aveva fatti diventare un solo corpo in Cristo: erano isolati e nascosti, ma erano sempre membra del Popolo di Dio, membra della Chiesa”.
In un paese come il Giappone, le cui radici spirituali erano legate al buddismo e allo shintoismo sin dalla più remota antichità, come è stato possibile diffondere il cristianesimo ed assistere alla sua drammatica rinascita dopo un lungo periodo di agonia?
In questo periodo però non mancavano i missionari che sfidavano le persecuzioni. E’ una giornalista e scrittrice giapponese, Tomoko Furui che racconta la vita quasi sconosciuta di Giovanni Battista Sidotti, missionario italiano che visse le persecuzioni dei cristiani nel Giappone del 1700.“L’ultimo missionario - La storia segreta di Giovanni Battista Sidotti in Giappone” ne racconta la fede e il martirio. Nel 1708 il Giappone, vive il tempo del sakoku, la proibizione assoluta per gli stranieri di avere contatti con i giapponesi e per i missionari cristiani un regolamento rigido di comportamento, persecuzioni reali e violente tanto che un episodio rimane singolare.
Il 12 ottobre 1708, uno straniero vestito da samurai sbarca furtivamente nell’isola di Yakushima. Il suo nome è Giovanni Battista Sidotti ed è un missionario italiano. Viene subito fermato e imprigionato, e insieme a lui anche chi lo aveva accolto. Lo attendono l’abiura o la condanna a morte. “Da quel momento, i nomi di Sidotti e degli abitanti di Yakushima appaiono nei verbali del feudo. Significa che il loro destino era stato risucchiato in un grande vortice, tra questioni politiche, il confucianesimo e il cristianesimo, tra Oriente e Occidente” scrive l’autrice. Ma accade qualcosa di inatteso: Hakuseki Arai, studioso confuciano e consigliere dello shogun, decide di interrogare Sidotti di persona. Ne nasce un dialogo straordinario.
La vita è risparmiata al missionario, senza che debba rinunciare alla sua fede, mentre Hakuseki, ispirato da quelle conversazioni, scrive importanti opere che gettano le basi della riapertura del Giappone. Sidotti muore in isolamento perché nella solitaria vita a cui è destinato dalle leggi ferree di allora trova il modo di impartire il sacramento del battesimo. Sa che così facendo firma la sua condanna a morte, ma non può sottrarsi alla sua missione. Sottolinea Tomoko Furui: “Nel dipingere sulla parete della cella la croce con il proprio sangue, Sidotti, risoltosi alla morte dal momento in cui aveva amministrato loro il battesimo, desiderava lasciare un segno che testimoniasse di aver vissuto lì dentro nel dolore”. Il suo sacrificio non è invano… “Concluse la propria esistenza a quarantasette anni. “Signore, affido tutto a te.” Era notte inoltrata, il 27 novembre 1714. Si pensa che la morte sia avvenuta per deperimento, perché gli servi rono sempre meno cibo. Erano passati sei anni da quando era sbarcato a Yakushima”.
Nel luglio 2014 i suoi resti sono stati ritrovati, là dove era stata la sua prigione, e riconosciuti grazie al DNA. C’è un detto fra i missionari: “Bruciare le proprie navi”… “Non lasciare aperta una via di ritorno. In questa frase è contenuta la ferrea determinazione di dedicare la propria vita alla strada che si è scelta”.
L’Ultimo Missionario La storia segreta di Giovanni Battista Sidotti in Giappone
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