Roma , venerdì, 22. novembre, 2019 18:00 (ACI Stampa).
In una squallida stanza nella fredda Varsavia degli anni Settanta, dove una prostituta fa entrare un cliente, un turista giapponese attonito, appare all'improvviso il volto scavato, sofferente e allo stesso tempo luminoso di padre Massimiliano Kolbe.
E solo quell'immagine, tratteggiata con pochi segni, riesce a dare luce al grigio della scena, alla tristezza generale, alla infelice vita della prostitute, alla vita altrettanto infelice e vuota, sia pure per altri motivi, del turista giapponese.
Così si chiude, l'intenso racconto che dà il titolo ad una piccola raccolta di racconti dello scrittore Shusako Endo, "Il giapponese di Varsavia", edito dalle Edizioni Dehoniane di Bologna. Questo racconto, appunto, usa un pretesto narrativo all'apparenza piuttosto banale - una gita turistica di un gruppo di facoltosi giapponesi a Varsavia - per far brillare solitaria la figura di Massimiliano Kolbe, che lo scrittore ha sempre ammirato.
Il martire polacco, poi santo, aveva vissuto come missionario in Giappone, dal 1930 al 1936, prima di morire nel campo di sterminio di Auschwitz nel 1941. Brilla, dunque, quella figura che ha la forza di sostenere il martirio spinto dall' "unica forza dei deboli, l'amore". E di amore, nella Varsavia oppressa dal regime comunista, se ne vede davvero poco. Ma tutti i personaggi del racconto, le prostitute, un vecchio male in arnese, e uno dei giapponesi in visita nella capitale polacca, sentono con forza l'attrazione, la tenerezza, la compassione che padre Kolbe incarna totalmente.
Quel turista che si trova catapultato in una città che non comprende, alla ricerca di un'avventura di sesso, qualcosa da poter raccontare agli amici al ritorno, al sentire parlare più volte di padre Kolbe, ricorda di aver visto un giorno da bambino, a Nagasaki, un pallido, emaciato uomo occidentale con gli occhiali e con un saio sdrucito, che camminava con fatica lungo la strada e che lo aveva salutato, con un sorriso. Era forse lui, quel sacerdote poi ucciso dai nazisti? Un ricordo che riscatta tutta la pesantezza di una vita che sembra senza senso.