E allora la “memoria dei primi missionari che ci hanno preceduto con coraggio, con gioia e con una resistenza straordinaria, permetterà di misurare e di valutare il nostro presente e la nostra missione da una prospettiva molto più ampia e innovativa”. E del resto “lo Spirito Santo arriva prima del missionario e rimane con lui. L’impulso dello Spirito Santo ha sostenuto e motivato gli Apostoli e tanti missionari a non scartare alcuna terra, popolo, cultura o situazione”.
E Papa Francesco indica anche come vivere la missione che “prima che attività da realizzare o progetti da porre in atto, richiede uno sguardo e un “fiuto” da educare; richiede una preoccupazione paterna e materna, perché la pecora si perde quando il pastore la dà per persa, mai prima”.
Per il Papa è chiaro che “una Chiesa in cammino, senza paura di scendere in strada e confrontarsi con la vita delle persone che le sono state affidate, è capace di aprirsi umilmente al Signore e con il Signore vivere lo stupore dell’avventura missionaria, senza la necessità consapevole o inconsapevole di voler apparire anzitutto lei stessa, occupando o pretendendo chissà quale posto di preminenza”.
E che i vescovi hanno il compito di “affiancare” i fedeli “con pazienza e amabilità, ascoltandoli, rispettando la loro dignità, incoraggiando e valorizzando sempre le loro iniziative apostoliche”. Il Papa aggiunge : “ Non perdiamo di vista il fatto che molte delle vostre terre sono state evangelizzate da laici”.E che “hanno avuto la possibilità di parlare il dialetto della gente, esercizio semplice e diretto di inculturazione non teorica né ideologica, ma frutto della passione del condividere Cristo”.
“Quanto dobbiamo imparare da voi,- dice il Papa- che in tanti dei vostri Paesi o regioni siete minoranza, e non per questo vi lasciate trascinare o contaminare dal complesso di inferiorità o dal lamento di non sentirsi riconosciuti”.
E conclude: “sono molteplici gli interrogativi che dovete affrontare in seno alla vostre comunità, sia nel quotidiano sia pensando al futuro. Non perdiamo mai di vista che in quel futuro, tante volte incerto quanto problematico, è proprio il Signore stesso che viene con la forza della Risurrezione trasformando ogni piaga, ogni ferita in fonte di vita. Guardiamo al domani con la certezza che non andiamo da soli, Lui ci aspetta invitandoci a riconoscerlo soprattutto nello spezzare il pane”.
Il Papa si raccomanda in modo particolare di non clericalizzare i laici, di avere la porta del cuore aperto per i sacerdoti, di essere padri e fratelli maggiori per i sacerdoti.
E chiede la intercessione del beato Nicolás Bunkerd Kitbamrung. Nicolás nato cattolico, fu ordinato sacerdote il 24 gennaio 1926 e fu assegnato alla città di Bang Nokkuek. Durante la guerra franco- indocinese Padre Nicola venne accusato di spionaggio a favore dei francesi e quindi arrestato il 12 gennaio 1941 e portato nelle carceri del mandamento; dopo 40 giorni, venne trasferito in quelle militari di Bangkok, dove contrasse la tubercolosi e lasciato senza cure, morì il 12 gennaio 1944 a 49 anni. E’ stato beatificato da San Giovanni Paolo II nel 2000, il primo in Thailandia ad iniziare un percorso verso gli altari.
Al termine, dopo il saluto dei Vescovi e la foto di gruppo, il Santo Padre si reca nella vicina sala conferenze del Santuario per incontrare in forma privata i Membri della Compagnia di Gesù della Thailandia.
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