Città del Vaticano , lunedì, 18. novembre, 2019 10:00 (ACI Stampa).
Oggi, 18 novembre ricorre la festa della dedicazione delle basiliche dei Santi Pietro e Paolo. Una celebrazione che s’inserisce nel processo edilizio di cristianizzazione dell’impero romano avviato nella prima metà del IV secolo sotto l’imperatore Costantino. Una solennità che rende omaggio alla consacrazione delle basiliche costruite sulle tombe dei due santi apostoli nel periodo compreso tra il 324-333: la Basilica di San Pietro e quella di San Paolo fuori le mura.
La solennità della dedicazione delle due basiliche risale al 18 novembre del 333, ovvero la fine dei lavori di costruzione della prima basilica di San Pietro o Basilica costantiniana. Dopo la conquista dell’Oriente da parte di Costantino con la sconfitta del suo rivale Licinio nel settembre del 324, fu proprio lo stesso l’imperatore a voler costruire la basilica sulla tomba dell’apostolo Pietro, come offerta di ringraziamento per il successo ottenuto in battaglia. Secondo le tradizioni e testimonianze medievali e rinascimentali sull’arco arco della Basilica si leggeva: “Poiché sotto la tua guida il mondo è salito trionfante fino alle stelle, Costantino il Vincitore ti ha costruito questa basilica”.
Attraverso una politica edilizia mirata alla promozione della nuova religione cristiana, Costantino diede inizio ai lavori della basilica, interrando la necropoli situata alla pendici del colle del Vaticano che ospitava la tomba del primo pontefice della storia. Un’iniziativa che poteva essere presa esclusivamente dall’imperatore, nella qualità di pontifex maximus, ovvero sommo sacerdote del tradizionale culto di stato, perché in base al diritto romano le tombe e le aree cimiteriali erano inviolabili.
Ed è proprio nella necropoli che si sviluppava immediatamente a nord del Circo di Caligola e Nerone - di esso rimane solo l’obelisco trasportato nel 1586 al centro del colonnato di Piazza San Pietro - il luogo di sepoltura di Pietro dopo il martirio avvenuto proprio nella cosiddetta area degli horti Neroniani. Martirio che la tradizione colloca nel 64 d.c. a seguito della persecuzione di Nerone che accusava i cristiani di essere i responsabili dell’incendio di Roma.
Per coprire le tombe e spianare un’intera collina fu necessario movimentare oltre 40.000 metri cubi di terra. Una leggenda narra che lo stesso Costantino iniziò i lavori di costruzione rimuovendo con le sue proprie mani le prime dodici ceste di terra, una in onore di ciascun apostolo.