Città del Vaticano , mercoledì, 19. agosto, 2015 17:30 (ACI Stampa).
“Il dramma di oggi consiste nel pericolo incombente della negazione dell’identità e della dignità della persona umana. Una preoccupante colonizzazione ideologica riduce la percezione dei bisogni autentici del cuore per offrire risposte limitate che non considerano l’ampiezza della ricerca di amore, verità, bellezza, giustizia che è in ciascuno”.
Ovviamente, “tutti siamo figli di questo tempo e subiamo l’influsso di una mentalità che offre nuovi valori e opportunità, ma può anche condizionare, limitare e guastare il cuore con proposte alienanti che spengono la sete di Dio”. Lo scrive il cardinale Pietro Parolin che oggi ha inviato un messaggio al vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, da estendere agli organizzatori del “Meeting” a nome di Papa Francesco.
Il tema del trentaseiesimo “Meeting dell’Amicizia dei Popoli” voluto da Comunione e Liberazione è preso da una frase di Mario Luzi: “Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?”. E, scrive il Segretario di Stato, “pone l’accento sul “cuore” che è in ciascuno di noi, e che sant’Agostino ha descritto come ‘cuore inquieto’, che mai si accontenta e ricerca qualcosa all’altezza della sua attesa. È una ricerca che si esprime in domande sul significato della vita e della morte, sull’amore, sul lavoro, sulla giustizia e sulla felicità”.
Citando Benedetto XVI, che parlò del cuore come “una finestra aperta sull’infinito”, Parolin si chiede: “Perché dobbiamo soffrire e alla fine morire? Perché c’è il male e la contraddizione? Vale la pena vivere? Si può sperare ancora davanti a una ‘terza guerra mondiale combattuta a pezzi’ e con tanti fratelli perseguitati e uccisi a motivo della loro fede? Ha ancora senso amare, lavorare, fare sacrifici e impegnarsi? Dove va a finire la mia vita e quella delle persone che non vorremmo perdere mai? Che cosa stiamo a fare nel mondo?”.
“Sono domande – si spiega nel testo - che si pongono tutti, giovani e adulti, credenti e non credenti. Prima o poi, almeno una volta nella vita, a causa di una prova o di un evento gioioso, riflettendo sul futuro dei propri figli o sull’utilità del proprio lavoro, ciascuno si trova a fare i conti con uno o più di questi interrogativi. Anche il negatore più incallito non riesce a estirparli del tutto dalla propria esistenza”.