Città del Vaticano , mercoledì, 30. ottobre, 2019 9:00 (ACI Stampa).
I cappellani militari cattolici sono chiamati anche ad una particolare attenzione per le persone detenute, perché queste sono spesso in condizioni “che non favoriscono sempre il rispetto della loro dignità” e le prigioni diventano “spesso teatro di nuovi crimini”.
Il Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero del Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, apre così la V conferenza di formazione dei Cappellani Militari Cattolici al Diritto Umanitario Internazionale. La conferenza è giunta alla V edizione, ed è stata inaugurata nel 2003. Il tema di quest’anno è “La privazione della libertà in situazione di conflitti armati. La missione dei cappellani militari”.
Il corso si tiene dal 29 al 31 ottobre, e celebra anche il 70esimo anniversario delle Convenzioni di Ginevra. Tra queste, quella specificamente dedicata ai detenuti di guerra. Il corso rientra nelle iniziative che la Santa Sede si è impegnata a realizzare nel contesto della 32esima Conferenza Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa del 2015. Esso si pone l’obiettivo di esplorare e approfondire la missione dei cappellani militari nella protezione delle persone private della libertà alla luce delle attuali sfide del diritto internazionale umanitario, nei contesti dei conflitti armati, nelle situazioni di estrema vulnerabilità personale, nei casi di detenzioni perpetrate anche da attori non statali.
Il Cardinale Turkson sottolinea che il corso “intende considerare un aspetto particolare della dura realtà dei conflitti armati, cioè la privazione della libertà per le persone che sono interessate a questo dramma e che si trovano pertanto in situazione di vulnerabilità”.
Una particolare vulnerabilità è quello dei detenuti, sia che siano “combattenti che sono caduti nelle mani delle forze nemiche”, ma anche “civili che non di rado sono oggetto di rapimenti, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziarie”. Il Cardinale Turkson menziona anche i “trattamenti disumani che talvolta colpiscono le minoranze etniche, linguistiche, politiche, culturali e religiose”.