Città del Vaticano , giovedì, 24. ottobre, 2019 9:00 (ACI Stampa).
Nella Ecclesia in Medio Oriente c’è la ricetta per una vera “primavera” della regione, c’è la condanna della “abilità manipolatrice di certuni” che insieme alla “comprensione insufficiente della religione” sono alla base del fondamentalismo. Gli “antidoti” sono la famiglia, l’educazione dei bambini e dei giovani, il rispetto del ruolo della donna, aspetto non indifferente in una società fortemente maschilista e patriarcale, la formazione catechetica e religiosa in genere.
Il testo è il frutto della Assemblea che dal 10 al 24 ottobre 2010 ed è stato Papa Benedetto XVI a consegnare il documento nel suo viaggio in Libano nel 2012.
Una guida per avanzare nelle vie multiformi e complesse dove Cristo vi precede”. Così Benedetto XVI definisce l’esortazione post-sinodale Ecclesia in Medioriente, che consegna ufficialmente alla Chiesa mediorientale invitando tutti a porsi sotto la “via scomoda” della sequela di Cristo : vivere in comunione, promuovere la comunità, formare i giovani, promuovere una cultura della pace. l’Esortazione ricorda che la presenza dei cristiani in Medio Oriente non è casuale, ma storica e che essi hanno contribuito alla formazione della cultura locale.
Benedetto XVI si sofferma su due nuove realtà: la laicità e il fondamentalismo. In forma estrema, la laicità diventa secolarismo e pretende di negare ai cittadini l’espressione pubblica della religione, lasciando allo Stato il monopolio assoluto nel settore. E l’evangelizzazione è una missione essenziale della Chiesa e anche i cattolici del Medio Oriente devono rinnovare il loro spirito missionario, sfida quanto mai urgente in un contesto multiculturale e pluri-religioso.
In pratica i cristiani non chiedono privilegi, ma vogliono essere cittadini con uguali diritti e doveri rispetto agli altri abitanti dei rispettivi Stati, disposti ad offrire il proprio contributo nella costruzione di un mondo migliore, più pacificato e più giusto.