Roma , sabato, 19. ottobre, 2019 10:00 (ACI Stampa).
“Luci gentili” tra le “oscurità del mondo”. Così domenica scorsa ha definito i santi canonizzati durante una celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro davanti a 50mila fedeli.
In queste settimane alcune diocesi italiane vivranno la beatificazione di un loro “beato; concluderanno alcune fasi diocesane di cause di beatificazione o ne avvieranno altre.
Proprio oggi, vigilia della Giornata Missionaria Mondiale che si celebrerà domani in tutto il
mondo, a Crema, la Beatificazione di p. Luigi Cremonesi, missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), ucciso in odio alla fede in Myanmar il 7 febbraio 1953, dove aveva trascorso 28 anni di missione. Un uomo, p. Cremonesi riconosciuto come “modello di vita cristiana, in questo caso missionaria” ha detto il vescovo di Crema Daniele Gianotti: “un cristiano che ha sigillato la sua vita, spesa per gli altri, con il martirio. La sua Beatificazione è un evento per
la nostra Diocesi e per tutta la Chiesa”.
A presiedere la celebrazione sarà il cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e rappresentante inviato da papa Francesco. Quella di oggi per la beatificazione di p. Cremonesi non è “una data casuale in quanto vigilia della Giornata Missionaria Mondiale e, in più, nel contesto del Mese missionario straordinario indetto dal Santo Padre nel centenario delle Pontificie Opere Missionarie”, ha spiegato ancora il vescovo aggiungendo che quella di padre Cremonesi, tra l’altro, “sarà l’unica Beatificazione di un missionario in questo mese straordinario: un evento, quindi, che abbraccia tutta la Chiesa”. Alla celebrazione, nel pomeriggio di oggi, oltre al vescovo di Crema concelebreranno il vescovo di Taungngu, Isaac Danu, i vescovi lombardi e quelli di origini cremasche. Nella mattinata di oggi il card. Becciu e i vescovi “seguiranno” un itinerario lungo i luoghi significativi della vita di padre Cremonesi, riferisce il settimanale diocesano “Il Nuovo Torrazzo”: il cimitero di Montodine dove sono sepolti i suoi genitori Enrico e Maria Rosa, Ripalta Guerina dove è nato il 16 maggio 1902 (qui è previsto anche un incontro in chiesa con la comunità), San Michele dove ha celebrato la prima Messa nel 1924 e, infine, il santuario cittadino della Madonna delle Grazie dove ha celebrato l’ultima Messa cremasca prima della partenza, nel 1925, per la missione. Ieri sera al Teatro San Domenico di Crema “Una vita bruciata d’amore”, una rappresentazione teatrale sulla vita del missionario martire. Nel febbraio prossimo il pellegrinaggio diocesano in Myanmar, sui luoghi di padre Cremonesi e celebrazione sul luogo del martirio avvenuto mentre si trovava nel villaggio di Donoku.
Nei giorni scorsi l’annuncio della beatificazione del sacerdote calabrese don Francesco Mottola (ne abbiamo accennato sabato scorso, ndr), nella diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. Don Mottola, fondatore degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore, si dedicò ai poveri fondando le Case della Carità. La celebrazione di beatificazione probabilmente a maggio a Tropea, città dove è nato e dove è sepolto. Rimanendo in Calabria la Conferenza episcopale regionale ha dato il placet per l’inizio della causa di beatificazione di don Italo Calabrò, prete reggino, “padre” della Caritas diocesana reggina. “Il placet della Conferenza episcopale calabra che autorizza il prosieguo della Causa di beatificazione di don Italo Calabrò, - spiega l’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, Giuseppe Fiorini Morosini - è un ulteriore passaggio del percorso che la diocesi reggina ha intrapreso affinché la santità di don Italo venga riconosciuta da tutta la Chiesa cattolica. Esprimo grande gioia nel dare questa notizia alla comunità dei fedeli di Reggio Calabria, territorio sul quale la presenza di don Italo Calabrò è ancor oggi viva grazie alle tante Opere-segno che ha avviato durante la sua autentica missione rivolta agli emarginati. Quegli ‘esclusi’ entrati di diritto nella sua azione evangelica”.