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Le Acli sul dramma dei migranti: "politiche inadeguate e inconcludenti"

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“Mentre la politica in Europa e in Italia conta i favorevoli e i contrari all'accoglienza, nel Mediterraneo si conta la perdita di vite umane. Oramai non passa giorno senza una nuova tragedia del mare”.

E’ dura la presa di posizione delle Acli, che spiega come “il necrologio di bambini, donne e uomini che perdono la vita nella speranza di raggiungere l'Europa è scandito da numeri che dovrebbero interrogare la coscienza di chi è responsabile di politiche inadeguate e inconcludenti”.

Le Acli ricordano i numeri dolorosi della vicenda: ”duemila e cinquecento morti accertati dall'inizio del 2015 potrebbero essere sufficienti per dire basta a questo moderno eccidio che si consuma lontano dagli occhi di chi non vuol vedere”.

Che non sono altro che “le nuove vittime dell'indifferenza e di politiche che piuttosto che preoccuparsi della vita degli esseri umani, assistono con cinico calcolo al ripetersi di una tragedia umanitaria senza uguali nella storia di un mare che per secoli è stato luogo di incontro di civiltà”, commenta Antonio Russo, Responsabile nazionale Acli per l'immigrazione.

“C'è da chiedersi - continua Russo - per quanto tempo ancora dovremo assistere al balletto di responsabilità rimbalzate tra Stati e forze politiche di diverso segno, preoccupate solo di assicurarsi il piacere di uno spicchio di elettorato artatamente spaventato da un'informazione fuorviante e razzista. Per quanto tempo la vita umana varrà meno di un piano di salvataggio e di accoglienza che l'Europa e l'Italia potrebbero gestire evitando lo spettacolo indecente che capi di Stato e di governo e di sedicenti formazioni politiche stanno offrendo al mondo”.

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Russo offre anche una ricetta: “Non bastano le parole e neppure più i buoni propositi di alcuni, occorre aprire corridoi umanitari nei Paesi di transito e affrontare con politiche comunitarie il problema. Diversamente – conclude - chi oggi è al governo delle comunità dell'Unione e degli Stati sarà chiamato a rispondere delle colpe di quello che rischia di divenire il più grande dramma umanitario del ventunesimo secolo”.