Città del Vaticano , venerdì, 18. ottobre, 2019 10:00 (ACI Stampa).
E’ il primo di una serie di eventi che i Musei del Papa dedicano al grande artista urbinate, Raffaello Sanzio a cinquecento anni dalla morte. Un “anno Sanzio”, il 2020, che celebrerà in tutto il mondo i cinquecento anni dalla sua scomparsa. Una mostra dedicata alla collezione di piatti decorati in puro stile raffaellita.
Si tratta di 34 preziosi piatti in ceramica istoriata della Collezione Carpegna e vengono esposti a Castel Gandolfo poiché già nel 1743 ne è attestata la loro presenza. Il committente dei piatti è ignoto, ma già nel Seicento si trovavano nel Museo Kircheriano al Collegio Romano. La collezione fu acquistata qualche decennio dopo dal cardinale Gaspare Carpegna, collezionista d’arte e di reperti paleocristiani, e costituivano un elemento di curiosità nella sua casa aperta con liberalità agli ospiti che potevano osservarli incorniciati.
Nel 1756 la collezione Carpegna fu acquistata da Papa Benedetto XIV e i piatti furono esposti brevemente al Quirinale, quindi nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Presunte accuse di licenziosità per la presenza di alcuni nudi nelle raffigurazioni ispirate all’iconografia classica, convinsero il papa Leone XIII a vendere i piatti, in seguito riacquistati su pressione dell’opinione pubblica ai tempi della nascita dello Stato italiano. La serie fu poi acquisita nelle collezioni della Biblioteca Apostolica Vaticana, passate dal 1999 di competenza dei Musei Vaticani, che li hanno riportati a nuova vita grazie al sapiente restauro realizzato tra il 2017 e il 2018 nel Laboratorio Restauro Metalli e Ceramiche.
Questi manufatti per lungo tempo sono stati considerati in rapporto con la grande arte di Raffaello, che influì in maniera tanto profonda da orientare tutta la produzione artistica del tempo. “Non c’è dubbio che l’iconologia raffaellesca ha avuto tante declinazioni”- spiega il direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta- “le stampe, i disegni e i piatti che circolavano anche più delle stampe sono state un veicolo straordinario. In questo caso abbiamo una testimonianza altissima di produzione iconografica e raffinatissima di divulgazione dell’opera raffaellesca".
“Vorrei vedere le Ville Pontificie – afferma Andrea Tamburelli, direttore delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo – diventare un polo che possa unire all’aspetto turistico quello culturale, accogliendo sempre più mostre, convegni, incontri istituzionali ed eventi che rendano le Ville un luogo patrimonio della cultura e dell’umanità”.