Parigi , martedì, 15. ottobre, 2019 18:00 (ACI Stampa).
Salendo per la strada che costeggia il colle Celio, a Roma, si scorge in alto sulle mura di destra, sopra la porta della chiesa di San Tommaso in Formis, un mosaico che rappresenta il Cristo che tiene nelle mani due persone poste in schiavitù.
Questa rappresentazione non ha solo una funzione decorativa, ma nasconde un mondo ed una realtà più grande descritta nella vita di San Giovanni di Matha. Il santo, già docente di Teologia, intorno a 40 anni lascia il suo mondo per dedicarsi con maggiore vigore al servizio dei fratelli. Scegliendo il sacerdozio si pose nelle mani del Cristo per meglio comprendere quella volontà che doveva uniformare tutta la propria esistenza. Ed il segno non tardò a mostrarsi: in quel lontano 28 gennaio 1193, a Parigi, durante la sua Prima messa gli apparve la visione, descritta in quella rappresentazione.
Gli storici si sono, spesso, interrogati sul senso di tale privilegio ed ad essi, padre Cosimo Mazzarisi, studioso ed innamorato del santo, scrisse : “la risposta più semplice è che Giovanni era lo strumento adatto, preparato” (P. C. Mazzarisi, L'ordine Trinitario nella Chiesa e nella storia, Marietti, Roma, 1963, pg.85). E visti gli esiti tale spiegazione è la più plausibile.
Da quel momento, nel corso del suo procedere, comprese che la sua strada sarebbe stata quella della Redenzione degli schiavi ed ad essa, con spirito innovativo e forte, si dedicò con tutto il suo cuore.