Città del Vaticano , giovedì, 10. ottobre, 2019 9:00 (ACI Stampa).
John Henry Newman, il teologo anglicano che diventa prete cattolicolo qui la prima parte, e la seconda parte
“Una verità viva che non può mai invecchiare”
Ordinato sacerdote cattolico nel 1847, dopo un breve tempo di studio a Propaganda Fide in Roma, Newman fondò l’Oratorio di San Filippo Neri a Birmingham. Nelle sue molteplici attività pastorali e teologiche si impegnava soprattutto per la formazione intellettuale e spirituale dei fedeli. Fu convinto che il confronto con gli sviluppi culturali e sociali del tempo richiede una fede che sa esibire i motivi della speranza. In mezzo a non poche difficoltà e incomprensioni – ricordiamo solo il suo tentativo, purtroppo fallito, di fondare un’Università Cattolica a Dublino, preparato con alcune conferenze pubblicate successivamente nel volume L’idea di università, altro capolavoro di Newman –, egli lavorava per una formazione di laici colti, “uomini del mondo per il mondo”, guidati da una fede illuminata e capaci di testimoniare e difendere le proprie convinzioni.
Nel 1870 uscì il Saggio a sostegno di una grammatica dell’assenso. In questo libro, anch’esso un classico, Newman analizza filosoficamente l’atto dell’assenso della mente umana alla verità, cercando di difendere il diritto dell’uomo semplice alla certezza su argomenti di fede, anche se questi non è in grado di dimostrarla scientificamente. Nella parte conclusiva di tale volume, Newman ci ha lasciato una pagina bellissima in cui riassume le “prove” per la Verità in un confronto con la religione naturale, con le promesse fatte al popolo di Israele e con le diverse religioni diffuse nell’Impero Romano. Citiamo questo passo che è di particolare rilievo nel mondo di oggi, in cui il cristianesimo è chiamato ad affermarsi e a diffondersi in mezzo ad una società sempre più pluralista:
“La religione naturale si basa sul senso del peccato; riconosce il male, ma non può trovare il rimedio, può solo cercarlo. Quel rimedio, sia per quanto riguarda la colpa che l’impotenza morale, si trova nella dottrina centrale della rivelazione: la mediazione di Cristo. Così accade che il cristianesimo sia il compimento della promessa fatta ad Abramo e delle rivelazioni mosaiche; questo è il modo in cui ha saputo fin dall’inizio occupare il mondo e guadagnare credito in ogni classe della società umana che i suoi predicatori raggiungevano; questa è la ragione per cui il potere romano e la moltitudine di religioni che esso comprendeva non potevano resistergli; questo è il segreto della sua prolungata energia e dei suoi martiri che mai cedettero; questo è il modo in cui oggi è così misteriosamente potente, malgrado i nuovi e minacciosi avversari che ne cospargono la via.