Roma , venerdì, 4. ottobre, 2019 18:00 (ACI Stampa).
E' una giornata di autunnale, il 19 ottobre 1984, a Włocławek, in Polonia. Fa già freddo, con i primi passi decisi dell'inverno che incalzano l'autunno. Padre Jerzy Popiełuszko cammina per la strada. Cammina in fretta, per sconfiggere il freddo, e pieno di pensieri. Lo preoccupa sempre più la situazione della sua povera Polonia, sotto il tallone di ferro della dittatura comunista. Lo preoccupano le agitazioni degli operai, a cui lui sta dando ogni appoggio, giorno e notte. Lo preoccupano le pressanti raccomandazioni dell'arcivescovo Glemp: attenzione, non esagerare, potresti rischiare la vita.
E lui lo sa di essere da tempo nel mirino del regime, sa che lo controllano, lo seguono, velatamente lo minacciano. Perché lui, in ogni suo discorso, nelle sue stesse occupazioni quotidiane, nelle sue omelie alle messe, che già hanno definito "omelie per la patria", lui non risparmia critiche, che però non sono politiche, ma si riferiscono alla realtà, a quel che vede accadere tutt'intorno. Chiede libertà autentica, padre Jerzy, chiede di guardare all'uomo nella sua totalità, perché l'uomo non è solo lavoro, non è solo socialità, non è solo bisogni quotidiani. E certo non è potere, non è repressione, non è violenza. Lui tiene sempre davanti a se' le preghiere imparate da bambino, in campagna, le lunghe ore nella chiesa di casa sua, le parole e la vita di Karol Wojtyła, ora diventato papa Giovanni Paolo II.
Mentre cammina, pensa, prega, in questa giornata di ottobre, gli si affianca una macchina, qualcuno apre lo sportello in fretta, scende, lo afferra. Che cosa pensa ora, il sacerdote? In un attimo pensa che la sua vita è ormai giunta al termine? Ripensa alle raccomandazioni del suo arcivescovo? Pensa alla madre, al dolore che proverà quando le diranno quello che hanno fatto a suo figlio? Tutto in pochi minuti: la macchina riparte a tutto gas, padre Jerzy non c'è più.
Lo ritroveranno, cadavere, il 30 ottobre, nelle acque della Vistola: il corpo martoriato dalle percosse, e si scoprirà che i funzionari del ministero dell'Interno che lo hanno rapito e massacrato di botte, lo hanno poi rinchiuso nel bagagliaio dell'auto e gettato ancora vivo nelle acque gelide del fiume.
La notizia della morte atroce di padre Popiełuszko scuote la Polonia e l'intera Europa.Si organizzano manifestazioni, proteste, scoppiano disordini. Il Pontefice ne parla in pubblico visibilmente provato. E del resto, il sacerdote ucciso si muoveva e viveva la sua fede nel solco profondo degli insegnamenti e dell'esempio di Wojtyła. Si pretende la verità, e quasi subito migliaia e migliaia di persone vanno a rendere omaggio e a pregare sulla tomba di don Jerzy. Che nel 2010 viene beatificato.