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Plenaria CCEE, il tempo di risveglio dell’Europa. Papa Francesco: “La carità fa respirare”

Comincia la plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee a Santiago di Compostela. Papa Francesco chiede di “scorgere i segni di speranza”

Plenaria del CCEE a Santiago di Compostela | Apertura della Plenaria del CCEE a Santiago di Compostela, 3 ottobre 2019 | Twitter Plenaria del CCEE a Santiago di Compostela | Apertura della Plenaria del CCEE a Santiago di Compostela, 3 ottobre 2019 | Twitter

Il tema è “Europa, tempo di risveglio? I segni della speranza”. E Papa Francesco invita i vescovi europei a fare un cammino, a scorgere questi segni di speranza, nonostante siano a volte nascosti.

Il messaggio di Papa Francesco apre la plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa. Presieduto dal Cardinale Angelo Bagnasco, il Consiglio riunisce i presidenti delle Conferenze Episcopali di tutta l’area europea. Si riuniscono a Santiago di Compostela, il termine di un cammino che fece un po’ l’Europa Unita.

Nel suo messaggio, Papa Francesco sottolinea che i segni di speranza ci sono, anche se sono nascosti, a cominciare “dalla sollecitudine di tanti nostri fratelli verso quanti sono nella sofferenza e nel bisogno, specialmente i malati, i carcerati, i poveri, i migranti e i rifugiati; come pure nell’impegno in campo culturale, specialmente nell’educazione dei più piccoli che sono il futuro dell’Europa”.

Secondo Papa Francesco, è la fede nel Signore a rendere i cristiani “intrepidi nella carità”, che è poi “la strada maestra dell’impegno del cristiano”, con una gratuità che “è un segno tangibile di speranza, perché ci porta a guardare l’altro come persona”.

Papa Francesco mette in guardia dai “populismi che vediamo dilagare in questi tempi”, che si nutrono “della continua ricerca di contrasti” e vi contrappone la carità, che “apre e fa respirare”, perché non contrappone le persone, e ci spinge a “riconoscerci figli di un unico padre”.

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Papa Francesco chiede che non venga meno l’impegno a dare “testimonianza di fede al nostro tempo smarrito”, senza “ripresentare schemi del passato”, ma piuttosto lasciandosi guidare dallo Spirito del Signore. Il Papa pone come esempio Santa Brigida di Svezia, Santa Caterina da Siena e Santa Teresa Benedetta della Croce, proclamate da San Giovanni Paolo II compatrone di Europa, come esempio, perché “i loro gesti semplici sono carichi di speranza”.

Papa Francesco infine esorta ad “adoperarsi per un nuovo umanesimo europeo, capace di dialogare, integrare e generare”, valorizzando quello che è “caro alla tradizione del continente”, dalla “difesa della vita e della dignità umana” alla “promozione della famiglia e il rispetto per i diritti fondamentali della persona”.

Nel suo saluto introduttivo, il Cardinale Bagnasco fa subito riferimento al rogo di Notre Dame a Parigi, perché – nota – “i segni fanno parte della nostra umanità, ma a volte sono guardati con indifferenza, se non addirittura con fastidio”, ma quando questi “improvvisamente vengono meno, allora la coscienza si scuote, sente che qualcosa di profondo è stato ferito, che un nervo è rimasto scoperto, poiché i simboli religiosi sono lì a ricordare chi siamo e dove stiamo andando”.

E così, afferma il presidente CCEE, il mondo è rimasto attonito di fronte al rogo, e molti si sono forse domandati se “può il cristianesimo, che ha concepito tanta bellezza essere nemico dell’uomo”. E nel buio delle fiamme, ricorda Papa Francesco, abbiamo “visto stagliarsi intatta la croce illuminata dalle fiamme: come non rimanere sopraffatti da tanta simbolica potenza”.

Si è trattato “quasi di un messaggio verso il mondo”, e forse, nel rogo della cattedrale, è “bruciata un po’ di indifferenza”, l’indifferenza verso “ciò che l’Europa è dalle sue origini” e simboleggiata dalle persone in ginocchio e in preghiera davanti la cattedrale in fiamme”.

Il Cardinale Bagnasco sottolinea che è stato proprio il rogo di Notre Dame a ricordarci di “di essere europei, e che quanto era accaduto riguardava tutti, al di là di incomprensioni e contrasti, interessi di parte e sospetti reciproci, al di là di certe arroganze e di burocrazie pesanti”.

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Il Cardinale guarda ad un continente europeo dall’Atlantico agli Urali, che però ha una “coscienza nazionale e continentale” che “fa ancora fatica a consolidarsi e ad espandersi, ma è la via necessaria”.

Il Cardinale Bagnasco sottolinea che il Vangelo, non le strutture, è la forza più grande, che la cultura odierna “non ama ascoltare idee diverse da quelle che pensa”, eppure “gli uomini hanno un desiderio segreto: sperano di incontrare qualcuno che aiuti la loro coscienza a risvegliarsi, a risvegliare le questioni decisive dell’esistenza, del destino, del futuro oltre la morte, del male che ferisce l’umano, e dei mali che violentano la vita e il cosmo”.

Così, nella confusione dell’uomo occidentale c’è una “opportunità di risveglio”, secondo un processo “appena iniziato” che nessuno potrà fermare”, e la gente “specialmente il popolo dei piccoli, comincia a interrogarsi circa fenomeni talmente inediti da destare interrogativi sul versante spirituale, etico, culturale e sociale. Sul futuro dell’umanità”.

Per il Cardinale Bagnasco, si tratta, in fondo, “di risvegliare le domande che sonnecchiano in fondo all’anima: esse possono essere anche anestetizzate, ma non possono morire, perché il Creatore le ha scritte nella coscienza come un benefico tormento, affinché l’uomo non possa accontentarsi di nulla che sia meno di Dio.”.

Il Cardinale ribadisce che “il cristianesimo non è una “religione civile” e l’altare non è a servizio di nessun trono”, ma “in Cristo tutto ciò che è umano entra in una dimensione nuova di verità, di elevazione e di pienezza”.

Il presidente del CCEE afferma dunque la convinzione che “a fronte di un contesto sociale e culturale segnato da contrapposizioni, sospetti, individualismi e delusioni, nostro dovere è salire sui tetti e annunciare le luci che ci sono: luci della Luce che è Cristo Signore”.

La speranza è data dai santi dei nostri Paesi, dalla testimonianza della solidarietà evangelica ricordata lo scorso anno Poznan.

L’obiettivo di questa plenaria, afferma il Cardinale, è di annunciare “il bene diffuso con la fantasia dell’amore, i valori alti dell’uomo e del cristiano, la santità dei santi e dei martiri che – come fili d’oro – intessono, ieri e oggi, la trama popolare, l’anima più vera e profonda delle nostre terre”.

E così, “dalla tomba dell’Apostolo Giacomo, vorremmo fare anche un appello caldo e insistente affinché, con tutti i Fratelli delle diverse Confessioni Cristiane, possiamo essere insieme lievito dell’Europa”.

Il Cardinale quindi ricorda dell’incontro a Roma dei vescovi orientali di Roma, con un dialogo che si è concentrato sull’ecumenismo. E poi parla della sua esperienza in Siria, dove “in mezzo a devastanti e diffuse macerie, nella mancanza di tutto, nella incertezza del futuro, ho incontrato cristiani pieni di coraggio e di speranza”, con una forza che “non viene dalle risorse che sono inesistenti – è necessario che le nostre Chiese continuino ad aiutarli – né da organizzazioni interne: la loro forza è spirituale, viene dal mondo invisibile di Dio che in loro si dà a vedere”.

Nel suo saluto iniziale, il Cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi, ricorda che “nel 1999 infatti, San Giovanni Paolo II proclamava co-protettrici del continente europeo Santa Brigida di Svezia, Santa Caterina da Siena e Santa Teresa Benedetta della Croce. Tre donne, tre europee, tre sante che hanno dato un grande contributo alla formazione della cultura e della coscienza della società europea, e pone come esempio “i grandi scrittori e i martiri cristiani del secolo appena concluso: Henri De Lubac nel suo dramma dell’umanesimo ateo, Romano Guardini nei suoi scritti sull’università, il gruppo della Rosa bianca, e altri, come Rémi Brague o Robert Spaemann o Roger Scruton – ci spingono a guardare senza superficialità al passaggio dalla modernità ad uno stadio pieno d’incertezze, ma anche al grano buono che, al contempo, cresce nei posti più impensati”.

Sottolinea il Cardinale Ouellet: “La sintesi lucida e realistica dell’Europa del XIX e XX secolo scritta dal Cardinale John Henry Newman, tra pochi giorni canonizzato, nel 1879, ci aiuta a comprendere la radice della crisi attuale: la « (…) struttura civile della società, che è stata creazione del cristianesimo, sta rigettando il cristianesimo»( …) «filosofi e politici (…) sostengono un’educazione totalmente secolarizzata, intesa a far capire ad ogni individuo che essere ordinato, laborioso e sobrio torna a suo personale vantaggio. Poi si forniscono i grandi principi che devono sostituire la religione e che le masse così educate dovrebbero seguire, le verità etiche fondamentali nel loro senso più ampio, la giustizia, la benevolenza, l’onestà, ecc.(…)» (L.H. Newman, Biglietto Speech)”.

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Secondo il Cardinale Ouellet, infine, Papa Francesco “vede nel rilancio della dottrina sociale della Chiesa la strada maestra di una rinnovata implantatio Evangelii in Europa”.