Ma questo, ammonisce il Cardinale Sarah, avviene “soltanto se noi sacerdoti accettiamo di essere crocifissi con Cristo”, perché “Cristo, Figlio di Dio, solo attraverso la croce e al termine di una straordinaria discesa in un abisso di umiliazioni giunge a conferire ai sacerdoti il potere divino di celebrare l’Eucarestia e a strappare gli uomini, suoi fratelli terrestri, alla schiavitù del peccato e della morte, per renderli partecipi della sua divinità”.
Insomma, l’Eucarestia “ha luogo soltanto se la nostra vita è segnata dalla croce”. E il sacerdote “vive la gioia nella sua pienezza nella Santa Messa, che è la ragion d’essere della sua esistenza”, perché “durante la Messa di ogni giorno il sacerdote si trova faccia a faccia con Gesù Cristo ed in quel preciso istante, è identificato, si è immedesimato in Cristo, divenendo non soltanto un Alter Christus, un altro Cristo, ma è veramente Ipse Christus, lo stesso Cristo”.
Il Cardinale Sarah sottolinea che sull’altare non presiede nulla, perché “sebbene indegnamente, Gesù è veramente in me, io sono Cristo”. E questa è una “affermazione terrificante”, una “temibile responsabilità” che fa fremere di terrore, eppure è “vera”, perché è “in persona Christi che consacro il pane e il vino, dopo avergli consegnato il mio corpo, la mia voce, il mio povero cuore, profanato così tante volte dai miei molti peccati e che gli chiedo di purificare”.
Quindi, il cardinale spiega che la Vergine Maria prepara i sacerdoti prima dell’Eucarestia, e che tutti i cristiani, ma soprattutto i sacerdoti, devono “costruire la vita interiore” sui tre poli della croce, l’Eucarestia e la Vergine Maria.
“La Croce – afferma il Cardinale - ci fa nascere alla vita divina, senza l’Eucaristia non possiamo vivere e la Vergine vigila da madre sul nostro sviluppo spirituale e ci educa a crescere nella fede”.
Il Cardinale Sarah sottolinea che Gesù, rivelandoci il segreto del cibo celeste, ci tratta da amici, perché vero che abbiamo “spesso la sensazione di essere servi inutili, verità assoluta e incontestabile”, eppure il Signore “fa di noi i suoi amici, ci offre generosamente la sua amicizia”.
E l’amicizia ha due tratti essenziali, per il Signore: che non ci sono segreti tra amici, e che gli amici si fidano ciecamente gli uni degli altri, svelando così che “Gesù ha quindi una completa fiducia in noi e per questo ci offre una perfetta conoscenza di sé e di suo Padre, ci rivela il suo volto e il suo cuore, ci mostra la sua tenerezza e il suo amore appassionato che giungerà fino alla follia della croce”.
Gesù si fida al punto di conferirci “il potere di parlare al suo nome e al suo posto” e “affida nelle nostre mani il suo corpo, la sua Chiesa, il mistero insondabile di Dio Uno e Trino”.
Ma allora – domanda il Cardinale Sarah – “se Dio ci ha amato e scelto, siamo in grado di comprendere tutte le conseguenze che derivano dall’essere suoi amici e pertanto introdotti nella sua intimità? Capiamo che, se ci ha amati e scelti come sacerdoti è per andare a portare molto frutto?”
Per questo, aggiunge, “l’Amore, l’Amicizia e la Fede ricevuti da Dio vanno rivelati agli altri: abbiamo ricevuto la fede per trasmetterla agli altri. Siamo sacerdoti per essere umilmente al servizio di Dio e dei nostri fratelli e sorelle fino all’oblazione della nostra vita”.
È la spinta all’evangelizzazione, che porta anche il Cardinale a chiedere di pregare per i preti, “perché oggi il sacerdozio attraversa una profonda crisi”.
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