Città del Vaticano , sabato, 28. settembre, 2019 12:05 (ACI Stampa).
Come deve essere la musica sacra? Deve essere diversa da quella usata per altri scopi, perché la musica sacra non solo accompagna la liturgia, ma svolge anche il compito di “saldare insieme la storia cristiana: nella liturgia risuonano il canto gregoriano, la polifonia, la musica popolare e quella contemporanea”. Papa Francesco lo spiega incontrando le Scholae Cantorum dell’Associazione Italiana di Santa Cecilia, che festeggiano i 140 anni dalla fondazione.
Papa Francesco ripercorre “l’affetto dei Papi” per l’organizzazione, da Pio X che diede “organiche disposizioni per la musica sacra”, a Paolo VI che rinnovò l’organizzazione “per una musica che si integra con la liturgia e da essa ricava le caratteristiche fondamentali”.
Si tratta, dice Papa Francesco ripercorrendo le indicazioni di Paolo VI, non di una musica qualunque, ma di una musica “santa”, dotata “della nobiltà dell’arte” perché a Dio si deve dare il meglio, che è chiamata ad essere “universale” perché tutti possano comprendere, ma anche “ben distinta e diversa da quella usata per altri scopi. Paolo VI raccomandò anche di “coltivare il sensus ecclesiae, il discernimento della musica nella liturgia”.
Quindi, ricorda Papa Francesco, Benedetto XVI ha “esortato a non dimenticare il patrimonio musicale del passato, a incrementarlo e innovarlo con nuove composizioni”.
Papa Francesco incoraggia nell’innovazione dei brani, perché l’essere associazione è “una risorsa” che aiuta a “generare movimento, interesse, impegno per meglio servire la liturgia”. Il Papa esorta all’impegno nel “canto come parte integrante della liturgia”, prendendo ispirazione dal “modello primo, il canto gregoriano”.