Seppur in un ambiente, che strideva con i voti professati,visse da povero e non volle mai ricevere un compenso per il lavoro svolto. Rifiutò ogni privilegio che la sua condizione gli consentiva, pur di rimanere fedele alla sua adamantina fede. Umile e disinteressato passava nei salotti del palazzo, senza far conto del luogo, ma solo delle anime da portare a Dio.
Amò teneramente i poveri ed i bisognosi che visitava, con ogni attenzione:offerte, elemosine e tanto altro contribuiva a sollevare, coloro che bussavano al suo cuore, per avere non solo un'offerta materiale, ma anche un suo semplice incoraggiamento. Si racconta che, per loro, non esitasse a dare tutto, pure i pochi oggetti personali posseduti. Povero in terra, giunse ricco in cielo per aver fatto della Carità, lo stendardo della Verità di Cristo sul mondo.
Ma se tutto ciò fa onore a chi ama Dio, la sua opera più straordinaria fu l'aver diffuso l'amore alla Madonna, con una speciale e tenace opera di apostolato che ancora oggi si ricorda. In suo onore fece coniare molte medaglie, immagini e molte corone del rosario inviate ad amici, conoscenti e bisognosi.
Innamorato della Madonna, di lei ma di più per lei, si proclamò schiavo fin tanto da costituire, il 14 aprile 1612, la Congregazione degli Schiavi del Dolcissimo Nome di Maria. I membri di tale sodalizio erano laici o religiosi, che si impegnavano a diffondere, con uno speciale vincolo, la devozione a Maria. Questa accezione, fu innovativa, per l'epoca in cui visse il santo e lasciò segni evidenti in quella posteriore.
Tale spiritualità fu evidenziata oltre che dall'amore che lo legava alla Vergine, anche dagli studi teologici, da lui compiuti che gli confermarono il ruolo centrale della Vergine nella storia della salvezza. Tale dato fu speciale per l'epoca.
Maria fu quel nome che lo rendeva sorridente e gli riscaldava il cuore. Per tale motivo venne canonizzato da sua santità San Giovanni Paolo II, durante l'anno mariano del 1988.
Religioso umile e di grande preghiera, visse con tali virtù, nel cuore tanto da volerle indicare, anche con gli scritti. Ad esempio nel trattato sull'Orazione e le sue grandezze, scrive:”Se non preghi non potrai mai conoscere te stesso; se invece vuoi sapere chi sei e conoscere le tue origini e la tua immagine, e acquistare così con solidità questa virtù, sali sul monte dell’orazione; di qui vedrai che sovrani e regni sono un nulla; da questa altura Isaia gridò: “Ogni uomo è come erba, e tutta la sua gloria è come un fiore del campo”; dalla sommità di questa torre il Re sapiente gridò al mondo: “Vanità delle vanità, tutto è vanità”. Vano è vivere, vana la bellezza, vane le vesti, vani i fiori, vani i gioielli, vani e fatui quelli che desiderano tutte queste cose” (Simone Rojas, L'orazione e le sue grandezze, Buenos Aires 1939, Parte II, cap. 14, pag. 149).
Mistico di eccezione, non fece dei suoi doni un tesoro geloso ma li mise al servizio dei fratelli che incontrava sul proprio cammino.
Si racconta che, la sua morte ebbe un seguito immenso di persone e religiosi che ne proclamarono le virtù. Quelle stesse che lo avevano condotto da un piccolo paese della Spagna alla presenza di quella Regina che non esitò a farsi umile, per accogliere la nascita del Bambino Gesù, illuminando spesso, il volto di questo santo della famiglia trinitaria.
La sua festa liturgica cade il 28 settembre.
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