La Germania, inoltre, era stata testimone della grande opera di San Clemente Hofbauer, il quale aveva lasciato nei confratelli una traccia, non indifferente, del suo modo di essere e di fare. Vivente Sant'Alfonso, fondatore della nascente istituzione, esultò di gioia al sapere del lavoro di questo suo figlio. Da tale momento storico, la Congregazione, iniziò ad espandersi per tutta l'Europa.
Per tornare alla vita del beato, non gli fu facile vincere le resistenze della famiglia che lo voleva in diocesi:ma la sua determinazione ebbe la meglio. Cosi facendo il 6 ottobre 1892 fu accolto nella Congregazione del SS.mo Redentore, come postulante.
In questo periodo approfondì la spiritualità e la vita religiosa. Conobbe e lesse le opere, scritte dal santo, ma soprattutto si è imbevuto di quella dolcezza che da sempre ha connotato l'azione morale del santo napoletano.
Novizio, professo nel 1893, venne ordinato sacerdote in quel 16 giugno 1895a Regensburg. I suoi compagni lo ricordano come un religioso, sereno , devoto e soprattutto allegro.
Nel Diario, in occasione degli Esercizi spirituali (6-15 giugno 1895), precedenti all'ordinazione, scrive: “l’unico motivo che mi spinge a ricevere l'ordinazione sacerdotale è la gloria di Dio e la salvezza delle anime. In questa prospettiva intendo affidarmi totalmente alla santa volontà di Dio, giacchè io non sono altro che uno strumento nelle mani di Dio e la mia attività potrà essere fruttuosa solo là, dove mi condurrà l'obbedienza.”.
Il testo è conservato nell'Archivio Stanggassinger, che raccoglie gli scritti del beato. Umiltà, spiritualità e tanto altro brillano, in queste parole, che scritte, nel segreto di un quaderno, dicono molto del soggetto che le sta tracciando, solo per se stesso.
Novello sacerdote fu nominato vice direttore (1895-1899)nel Seminario minore di Dijrmberg, presso Haellin, in tale struttura, oltre al delicato ruolo ricoperto, insegnava 28 ore alla settimana.
Seppur desiderava partire missionario, si rimise nelle mani dei propri superiori, facendo dell'obbedienza quella leva che eleva a Dio. Nelle attuali Costituzioni si legge che , in relazione a questo voto, il missionario redentorista è chiamato a :”mettere a disposizione le energie della mente e della volontà, i dono ricevuti dalla natura e dalla grazia, nell'eseguire gli ordini e nel compiere gli incarichi loro assegnati”. Questo il beato lo evidenziò, con quella parola, che sa di testimonianza.
I suoi allievi gli volevano bene in quanto, al contrario della pedagogia dell'epoca, sapeva comprendere, ma di più amare. Al comando scelse la paternità e da questa filtrò quell'amore unico che sa di gratuità, in quanto è segno di donazione e di servizio. Non amava essere al centro dell'attenzione, ma sempre dove era necessario. Non si risparmiava nessuna incombenza, per quanto dura e difficoltosa. Sempre disponibile e sereno, il suo lavoro non conosceva sosta.
Oltre a tale attività, fu attivo, nelle parrocchie vicine nelle quali, prestava la propria opera per la celebrazione dei Sacramenti. Nei suoi scritti, per ciò che attiene alla prassi sacramentale, si legge:” con la grazia di Dio, cercherò di farmi tutto a tutti. Se avrò libera scelta , preferirò piuttosto di confessare i poveri, gli ignoranti, i disprezzati e predicar loro, indicando la via del cielo”.Nella predicazione cercava di stimolare le anime a comprendere l'amore di Dio per loro e ciò produceva ottimi risultati. Era essenziale e non ricercato preparando le sue omelie davanti al SS.mo Sacramento. Fu un grande devoto della Madonna, che amava guardare come Madre.
Con una umiltà che sa di molto, in quanto cerca il nulla, era solito dire:”“I Santi hanno intuizioni speciali; per me che non sono un santo, ciò che è importante sono le verità semplici di sempre: Incarnazione, Redenzione e Santissima Eucaristia”.
Nel 1899 fu trasferito, in qualità di direttore, nel nuovo Seminario redentorista di Gars, nel quale vi morì il 26 settembre 1899, pochi giorni dopo l'apertura dell'anno scolastico, a causa di una brutta peritonite. Riuscì appena a predicare un corso di Esercizi spirituali, ai suoi allievi. Aveva solo 28 anni. Ricevuta la notizia dell'avvenuta nomina, già malato, si mise nella mani di Dio (C.SS.R Comunicationes, Sant'Alfonso, Roma, n.61 maggio 1988).
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
Di lui ci è rimasta una fotografia che lo ritrae, insieme agli allievi ed ai professori del Seminario: è piccolo, ma dallo sguardo protratto in avanti, si capisce molto del suo essere. Da quella immagine di gruppo, è stata ripresa l'attuale fotografia del beato.
Dal 1935 per volontà dei suoi allievi e di chi lo conobbe venne iniziato l'iter che lo portò alla beatificazione.
Il padre redentorista Mathias Stoebner, in occasione della celebrazione della beatificazione di questo religioso, ha scritto un volume dal titolo “Tu mi interpelli” nel quale è riportata la testimonianza di un giovane che, in relazione alla vita del beato, anche se non direttamente conosciuto scrive : “Ho scoperto in Gaspare molte cose che sono importanti anche oggi, e che, come cristiano, non ho il diritto di dimenticare. Ho scoperto che Gaspare merita che io mi interessi di Lui. Mi ha aiutato a vedere molto più chiaramente quale è la mia strada, la buona novella del Vangelo nella mia vita quotidiana ." Ed è bello come questa parola conferma la testimonianza, silenziosa ed eroica, di questo straordinario religioso (C.SS.R Comunicationes, 1988, pg.2).
La vita di quest'uomo è un forte richiamo alla società di tutti i tempi: visse una vita ordinaria senza nulla di eccezionale; i suoi piani di partire come missionario all'estero si videro mutati in quello di direttore di una struttura formativa. Eppure nulla gli impedì non solo di amare il Signore ma di trasformare, con originalità, il proprio lavoro, scegliendo il bene come bandiera ed il Cristo come compagno di quel peregrinare che è la vita dell'uomo alla ricerca di Dio.