Eppure, sottolinea Papa Francesco, il dono della pace è stato “sprecato” in questi primi due decenni del XXI secolo. Un dono che è stato “dilapidato con nuove guerre e con la costruzione di nuovi muri e nuove barriere”.
Succede, perché la pace va “incrementata di generazione in generazione con il dialogo, l’incontro, la trattativa”, mentre è “insensato, nella prospettiva del bene dei popoli e del mondo, chiudere gli spazi, separare i popoli, anzi contrapporre gli uni agli altri, negare ospitalità a chi ne ha bisogno e alle loro famiglie”.
Sono chiusure che – nota Papa Francesco – fanno “il mondo a pezzi”, usando “usando la stessa violenza con cui si rovina l’ambiente e si danneggia la casa comune, che chiede invece amore, cura, rispetto, così come l’umanità invoca pace e fraternità”.
Se “la casa comune non sopporta muri che separano e, ancor meno, che contrappongono coloro che la abitano”, ma ha bisogno di porte aperte, la pace “è come una casa dalle molte dimore che tutti siamo chiamati ad abitare. La pace è senza frontiere. Sempre, senza eccezioni”.
Papa Francesco dice a tutti i leaders religiosi che partecipano all’incontro di essere accanto a loro e invoca con loro “la pace da colui che solo può darla”. È la preghiera che “occupa il posto principale e decisivo di questi incontri”, perché “ci unisce tutti, in un comune sentire, senza confusione alcuna. Vicini, ma non confusi! Perché comune è l’anelito di pace, nella varietà delle esperienze e delle tradizioni religiose”.
Papa Francesco ricorda che “la preghiera è alla radice della pace”, e la “la preghiera per la pace, in questo tempo segnato da troppi conflitti e violenze, unisce ancor più tutti noi, al di là delle differenze, nel comune impegno per un mondo più fraterno. Sappiamo bene che la fraternità tra i credenti, oltre che un argine alle inimicizie e alle guerre, è fermento di fraternità tra i popoli”.
Papa Francesco poi definisce il documento della Fratellanza che ha firmato ad Abu Dhabi come “un passo importante sulla via della pace mondiale”, perché vi si afferma che “le religioni non incitano mai alla guerra”, e per questo affida i propositi di quel documento a quanti partecipano all’incontro di Madrid, sottolineando come quel documento è pervaso dallo “spirito di Assisi”, e nasce quasi provvidenzialmente ottocento anni dopo l’incontro di San Francesco con il Sultano.
Papa Francesco sottolinea, infine, che “quello che stiamo vivendo è un momento grave per il mondo”, e per questo ci si deve stringere in preghiera, con un grido che sale dal cuore, perché è nei cuore che “vanno seminati i sentimenti di pace e di fraternità”.
All’incontro partecipano 300 leader delle grandi religioni mondiali insieme a rappresentanti del mondo della cultura e delle istituzioni. Il messaggio di Papa Francesco è stato letto all’assemblea inaugurale, cui intervengono, oltre al fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, il cardinale Carlos Osoro Sierra, il presidente della Repubblica Centrafricana, Faustin-Archange Touadéra, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, l’economista statunitense Jeffrey Sachs, il rabbino capo di Tel Aviv Meir Lau, il metropolita ortodosso russo Hilarion e il cancelliere dell’università di Al-Azhar, Mohammad Al-Mahrasawi.
Nei prossimi giorni interverrà anche il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana e il cardinale-eletto Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna.
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