La Sala Stampa della Santa Sede comunica che “durante l’incontro sono state illustrate al Santo Padre le attività svolte dalla Fondazione in Mozambico, particolarmente nel campo dello sport e della formazione umana”, mentre Papa Francesco “ha raccontato alcuni episodi della sua infanzia a Buenos Aires, quando si giocava a calcio con palloni fatti di stracci in un cortile vicino casa, e ha sottolineato come gioco e lavoro debbano sempre essere congiunti”.
L’incontro di Papa Francesco con il presidente Nyusi è cordiale, il Papa regala un volume della Cappella Paolina e la riproduzione di una cartina antica in cui già si vedeva il Mozambico.
Il Papa arriva nel Paese in un contesto elettorale, perché l’ultimo accordo ha stabilito nuove elezioni il 15 ottobre. Ma non parlerà di elezioni. Né potrà toccare le zone colpite dai cicloni Idai e Kenneth, nel centro e nel Nord, e non è previsto nemmeno un passaggio da Capo Delgado, provincia alle prese con la violenza fondamentalista islamica.
Parlando prima del Papa, il presidente Nyusi loda il lavoro della Chiesa Cattolica nel Paese, ricorda che Paolo VI aveva ricevuto in udienza alcuni rappresentanti della liberazione di Angola, Capo Verde e Mozambico dando un “segno di speranza” per i popoli “ancora soggiogati”, e ha preso l’impegno della pace. Nyusi nota di essere lì presente con Daviz Simango, presidente del Movimento Democratico del Mozambico, e Ossufo Momade, presidente della Resistenza Nazionale per il Mozambico. E, al termine del discorso, viene scoperta una targa sulla Casa Matteo 25, opera per i poveri voluta dalla nunziatura apostolica che Papa Francesco visiterà questa sera.
Nel suo discorso, Papa Francesco ricorda subito coloro che sono stati colpiti dai cicloni Idai e Kenneth, “le cui devastanti conseguenze continuano a pesare su tante famiglie, specialmente nei luoghi in cui la ricostruzione non è stata ancora possibile e richiede una speciale attenzione”.
Ma è il tema della pace quello che è centrale nel discorso. Papa Francesco esprime l’apprezzamento suo “e di gran parte della comunità internazionale” per gli sforzi
Fatti da decenni perché “la pace torni ad essere la norma e la riconciliazione la via migliore per affrontare le difficoltà e le sfide che incontrate come nazione”.
Papa Francesco apprezza l’accordo di un mese fa per la cessazione definitiva delle ostilità, lo definisce “una pietra miliare, che speriamo decisiva”, ricorda il trattato di Roma del 1992 che “ha sigillato la pace e ha dato i primi germogli”, che “sostengono la speranza e danno fiducia per non lasciare che il modo di scrivere la storia sia la lotta fratricida, bensì la capacità di riconoscersi come fratelli, figli di una stessa terra, amministratori di un destino comune”.
Papa Francesco invoca “il coraggio della pace”, che è “di alta qualità”, sottolinea che i mozambicani “conoscono la sofferenza, il lutto e l’afflizione”, ma che non hanno voluto che “il criterio regolatore delle relazioni umane fosse la vendetta e la repressione, né che l’odio e la violenza avessero l’ultima parola”.
Il Papa si rivolge ai mozambicani che hanno sperimentato “che la ricerca della pace duratura richiede un lavoro duro, costante e senza sosta”, ricorda che “la pace non è solo assenza di guerra, ma l’impegno instancabile, soprattutto di quanti occupiamo un ufficio di maggiore responsabilità, di riconoscere, garantire e ricostruire concretamente la dignità, spesso dimenticata o ignorata, dei nostri fratelli, perché possano sentirsi protagonisti del destino della propria nazione”.
Papa Francesco poi ricorda che la pace “ha reso possibile lo sviluppo del Mozambico in diversi settori”, incoraggia a consolidare strutture e istituzioni per far sì “che nessuno si senta abbandonato, in particolare i vostri giovani”, i quali “non sono solo la speranza di questa terra, sono il presente che interpella, ricerca e ha bisogno di trovare strade dignitose che consentano loro di sviluppare tutti i loro talenti”.
Per avere una cultura di pace, continua il Papa, ci vuole un percorso che favorisca la cultura dell’incontro, e sia impregnato di questa cultura, per gettare ponti, con il compito essenziale di “mantenere viva la memoria quale via che apre il futuro”, per trovare valori comuni che “favoriscano il superamento di interessi settoriali, corporativi o di parte”, facendo sì che le ricchezze siano per tutti.
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Papa Francesco sottolinea che i mozambicani hanno la “coraggiosa e storica missione” di non smettere di impegnarsi “finché ci saranno bambini e adolescenti senza istruzione, famiglie senza casa, lavoratori senza occupazione, contadini senza
terra... Queste sono le basi di un futuro di speranza, perché futuro di dignità! Queste sono le armi della pace”.
Ma pace – aggiunge il Papa – è anche “cura della casa comune”, specialmente nel Mozambico benedetto da tante risorse, perché difendere la terra è difendere la vita, specie quando “si constata una tendenza a saccheggiare e depredare, spinta da una bramosia di accumulare che, in genere, non è neppure coltivata da persone che abitano queste terre, né viene motivata dal bene comune del vostro popolo”.
E la cultura della pace “implica uno sviluppo produttivo, sostenibile inclusivo”, che faccia sentire ad ogni abitante del Mozambico che il Paese è suo.
Papa Francesco conclude sottolineando che il presidente e le autorità sono “i costruttori dell’opera più bella che si possa compiere: un futuro di pace e riconciliazione quali garanzie del diritto dei vostri figli al futuro”.
Parlando con le Scholas la mattina in nunziatura, Papa Francesco ha detto che nelle spiagge famose di Xai Xai, che attirano turisti, è bello che ci siano bambini e bambine che giocano a pallone. Ma - ha aggiunto - "c'è una cosa che mi ha toccato molto il cuore ed è il pallone di stracci".