Francesco Paoli, questo il suo nome, prima di mutarlo secondo le consuetudini carmelitane di allora, nasce il 1 settembre 1642 ad Argigliano, una frazione di Casola Lunigiana, in provincia di Massa Carrara. A dodici anni rimase orfano di madre.
Compiuti gli studi di grammatica presso il proprio parroco entrò con il fratello presso la comunità carmelitana di Fivizzano. Da qui fu inviato al noviziato, nel quale mutato il nome, si consacrò a Dio in questa famiglia religiosa che ha, nella Madre del Carmelo, una dolce protettrice.
Compiuti gli studi teologici durati cinque anni, nel convento del Carmine di Pisa, è ordinato sacerdote. Era il 7 gennaio 1667.
Dopo diversi incarichi come professore, nello studentato della propria Provincia religiosa, parroco, maestro dei novizi ed un breve periodo nel quale visse come eremita, il suo vero apostolato lo passò tra i poveri, ma di più per i poveri.
Nelle varie comunità nelle quali è vissuto era circondato da folle di persone che bussavano a lui per ogni necessità: spirituali, materiali e tanto altro. A tutti sapeva dare il proprio contributo e risolvere l'improvvisa impellenza.
Visti i buoni risultati prodotti ed il grande spirito di preghiera e penitenza, il Padre Generale dell'Ordine, il 12 maggio 1687, lo inviò a Roma, nel convento di San Martino e Silvestro, in qualità
di maestro dei novizi. Ma anche, in tale luogo, continuò senza sosta la propria attività, in soccorso degli altri tanto che da venir chiamato Padre dei poveri. Per loro fondò diverse istituzioni (tra cui anche un piccolo ospedale detto Convalescenzario) e molte altre attività, partendo dall'analisi della realtà che doveva affrontare. Con vera modernità il proprio contributo segnò il passo della moderna assistenza.
Convinto assertore del buon umore sapeva infonderlo soprattutto negli ospedali che visitava. Tanto che nel Convalescenzario, da lui istituito, regnava questa virtù oltre alla fede, la preghiera e le cure mediche.
Sfamava, ogni giorno, circa trecento persone (Fonti storiche sulla sua Vita) possedendo quel nulla, in grado di dare il Tutto. Padre per i più bisognosi, il suo nome era il simbolo di quella Bontà che non fa disperare nelle ore buie. Amico di coloro che si trovavano in carcere vi si recava portando il balsamo della speranza che dà luce al domani.
Animo contemplativo e di forte interiorità e preghiera, spesso, lo si vedeva in chiesa assorto in un dialogo. In quei momenti desiderava non essere chiamato, ma terminati era sollecito ed allegro come sempre fare del bene. E ne ha fatto tanto.
Vero carmelitano fece proprio l'invito della Regola di Sant’Alberto di Gerusalemme che insegna a “vivere pienamente in Cristo” rivestendosi delle armi della fede (art.18).
San Giovanni Paolo II di lui scrisse: “come non ricordare, poi, quell’umile frate, il Ven. Angelo Paoli, “padre dei poveri” e apostolo di Roma, che possiamo definire fondatore ante litteram della “Caritas” nel Rione Monti? Egli per primo collocò la croce nel Colosseo, dandovi, così, inizio al pio esercizio della Via Crucis che il Venerdì Santo, anch’io, ogni anno, ho l’onore di presiedere accanto a quel monumento ricco di storia e di antiche vestigia. A queste anime elette va unita l’innumerevole schiera di gente semplice, che quotidianamente si inginocchia ai piedi della Vergine del Carmelo per implorare la materna protezione”»
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Il 20 gennaio 1720 salì alla casa del Padre avendo trascorso tutta la vita nel cercare il Cristo, amato nei tanti volti che aveva saputo beneficare in terra.
E 'stato beatificato il 25 aprile 2010.