Secondo il professor Kampowski, “i risultati accademici di questa area di ricerca sono straordinari e visibili a chiunque voglia vedere”. L’area di ricerca, specifica Kampowski, è destinata a “a dare una forma più definite alla missione di ricerca di una istituzione” e i professori sono inclusi in “un progetto comune”, che fa sì che “il loro lavoro tenda a diventare più fruttuoso, perché beneficia dallo scambio con i colleghi e dalle ipotesi guida che sono formulate in contesto”.
Anche i temi delle tesi da discutere “non sono scelti a caso, ma inclusi in una cornice più ampia in cui ogni studente di dottorato sviluppi un particolare aspetto di una questione più ampia che sarebbe troppo grande perché una sola persona la sviluppi”. Mentre, aggiunge Kampowski, “i colloqui e le conferenze seguono linee guida e servono a sviluppare queste tesi”.
Insomma, una area di ricerca istituzionalizza l’aspetto di ricerca della missione di una università e di un istituto accademico, facendo la ricerca più proficua”.
L’area di ricerca fu stabilita dall’allora preside dell’Istituto, Angelo Scola (che fu poi cardinale ed arcivescovo di Milano) nel 1997, ed è stata guida da Livio Melina fino al 2013, cui poi si è succeduto Perez Soba.
Il professor Kampowski spiega che l’occasione per la fondazionen della cattedra fu “la pubblicazione dell’enciclica di San Giovanni Paolo II Veritatis Splendor”.
La Veritatis Splendor è dedicata alla morale fondamentale e ha l’obiettivo di rispondere alla crisi della teologia morale diffusa dopo il Concilio Vaticano II. Una crisi – obietta il professore – che “è stata niente altro che l’estrema conseguenza dell’approccio casistico adottato dopo il Concilio di Trento”, perché la casistica “è un modo di guardare alla vita della persona centrandosi sulle azioni e non guardando alla interezza della vita di una persona”.
Un approccio che porta al “volontarismo, che considera le norme morali come imposizione di un bene superior sull’inferiore”.
Ma – sottolinea il professor Kampowski – la Veritatis Splendor cambia paradigma, sottolinea che la moralità riguarda “la pienezza della vita” e che “una norma morale è l’espressione della verità sul bene, e in particolare sul bene della persona e sulla vera realizazione della persona umana”, e per questo c’è “una intima relazione tra verità e libertà”. L’enciclica sottolinea anche che “il centro della moralità cristiana si trova nell’incontro con Cristo”, affermando che “la fede non è estrinseca alla moralità”.
Il professor Kampowski sottolinea che l’Area Internazionale di Ricerca in Teologia Morale ha cercato di affrontare questi aspetti, e che uno degli eventi più riusciti erano i 18 “Colloquia” – termine preferito a conferenza, perché dà l’idea di uno scambio intellettuale – tenutisi dal 1998 ad oggi, con molti partecipanti illustri. Si sono tenuti una volta l’anno, e l’ultimo, nel 2018, ha avuto come tema “Ricostruire il soggetto morale cristiano. Una sfida 25 anni dopo la Veritatis Splendor.”
Oltre i “Colloquia”, l’Area Internazionale di Ricerca ha organizzato anche tre congressi internazionali, tutti su u document di particolare importanza: nel 2003 si è parlato di Veritatis Splendor, nel 2005 della Evangelium Vitae e nel 2015 della costituzione pastorale Gaudium et Spes.
Tra i frutti dell’attività, il professor Kampowski include anche il manuale di teologia morale “Camminare nella luce della more, I fondamenti della morale Cristiana”, scritto nel 2008 dai professori Livio Melina, José Noriega e Juan José Perez Soba.
Insomma, il nuovo statuto rende “evidente” per il professor Kampowski che “quanti affermano di rafforzare e allargare l’Istituto e poi come primo passo cancellano dal curriculum dell’Istituto la teologia morale fondamentale parlano non per mostrare, ma per nascondere la verità: dopo tutto è ironico, a dire il meno, affermare di voler sviluppare l’istituto ed eliminarne la parte più vibrante”.
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Il professor Kampowski ha anche sottolineato che non si sa ancora quale sarà il futuro dell’area di ricerca, ma che comunque “il fatto che la cattedra di Teologia Morale Fondamentale sia stata elminata porta cattivi presagi”.
Dopo il cambiamento di statuto, il nuovo ordinamento e il non rinnovo della cattedre dei professori Melina e Noriega ci sono state diverse critiche alla nuova forma data dall’Istituto.
Oltre ad una protesta degli studenti, con un appello e un sito internet dedicato, è circolata anche una lettera aperta dei professori all’arcivescovo Vincenzo Paglia, Cancelliere dell’istituto, e a monsignor Pierangelo Sequeri, preside.
La lettera, firmata da professori e ricercatori che hanno collaborato alla redazione del “Dizionario su Sesso, Amore e Fecondità”, promosso dall’Istituto. Questi sottolineano di aver appreso “con grande costernazione” la notizia del “licenziamento” (in realtà, si tratta di un contratto non rinnovato) “di due professori ordinari, José Noriega e Livio Melina, insieme ad altri colleghi: Maria Luisa Di Pietro, Stanisław Grygiel, Monika Grygiel, Przemysław Kwiatkowski, Vittorina Marini, alcuni di essi autori assieme a noi del Dizionario e tutti studiosi di ottima reputazione internazionale”.
I professori hanno sottolineato di non vedere alcun “motivo convincente di carattere scientifico-accademico, tantomeno dottrinale e disciplinare, che giustificherebbe il loro sollevamento dall'incarico”, e concludono: “Se il Vostro Istituto desidera mantenere il suo alto profilo accademico e la sua reputazione internazionale, vi preghiamo di revocare questi licenziamenti e di reintegrare I summenzionati studiosi nel corpo docente del Vostro Istituto”.
Il professor Livio Melina è stato recentemente in visita dal Papa emerito Benedetto XVI, che ha sempre seguito le vicende del Giovanni Paolo II.