Roma , giovedì, 22. agosto, 2019 10:00 (ACI Stampa).
Nel cuore della vecchia Roma e precisamente a Trastevere, c'è piazza San Giovanni de Matha. Questo nome ricorda uno dei più grandi santi che ha onorato, con la sua opera, la storia della Chiesa. Nato il 23 giugno 1154 in Provenza, è figlio di una delle migliori famiglie di quei luoghi, singolari per spirito e paesaggi. Studente modello e con brillanti doti, fino all'età di 40 anni fu un apprezzato e ricercato docente di Teologia all'Università. Per tale motivo fu chiamato, anche, con l'appellativo di Doctor eminens.
Ma se tutto, in tale esistenza scorre sereno, nel suo animo, c'è qualcosa che non va: una strana inquietudine lo rende insoddisfatto. Tale stato lo conduce a lasciare la sua professione ed i propri beni, donandoli ai poveri ed a ritirarsi in un eremo, a Cerfoid, in preghiera e silenzio per capire cosa il Signore gli stava chiedendo. Ordinato sacerdote, durante la prima Messa, celebrata in quel 28 febbraio 1193, ebbe una visione: il Cristo che gli presentava due uomini legati in ceppi di ferro. Di questo fatto straordinario se ne hanno diverse testimonianze che ne confermano la veridicità. Da questo momento la sua esistenza fu per gli altri e con gli altri, per portare il vangelo nella società.
Il suo apostolato, nella realtà del Mille e duecento, si snodò tra la passione per il Cristo e quella per l'uomo, sotto i ceppi della schiavitù. A tale scopo e per portare la Redenzione degli schiavi, fondò un Ordine religioso, in onore alla Santissima Trinità. La novella istituzione, che prevedeva una vita comunitaria scandita da ore di preghiera ed opere pratiche fu ed è vicina all'uomo, nelle condizioni di maggiore sofferenza che, tutt'ora, lo legano alle proprie schiavitù. Cofondatore della nascente famiglia fu San Felice di Valois (1127-1212).
Siamo sul finire del 1194 e questi due uomini diedero vita ad una Regola, cui unico scopo è quello di salvare i molti uomini, caduti in prigionia. Per tale scopo, i membri dell'Ordine si recavano in Africa, raccogliendo la Terza parte delle somme possedute per liberare gli schiavi (Regola n.2). Si ricorda ancora la prima campagna missionaria, nella quale San Giovanni de Matha sbarcò a Marsiglia, con duecento uomini che, in processione, entrarono nel duomo della città a cantare le lodi del Signore, per l'avvenuta liberazione. Di tale attività si redigevano degli atti giuridici, per rendere certa l'avvenuta emancipazione. La cittadina al vedere un tale spettacolo restò ammirata dall'opera di questi religiosi che , con la loro fatica, riportavano molti uomini nelle loro case.
L'osservanza regolare trinitaria, visto l'apostolato da compiere, era particolarmente austera e le attività da compiere, dure ma decisamente innovative ed al servizio dell'umanità sofferente. Per essere Trinitario era necessario aver fede, ma di più coraggio, per recarsi a difendere la vita dei tanti caduti in prigionia. Mercati vari e galere erano il luogo privilegiato del loro attivarsi.