Città del Vaticano , mercoledì, 21. agosto, 2019 9:41 (ACI Stampa).
"Fra loro tutto era comune”: la comunità fondata dagli apostoli si basa sulla condivisione, sulla comunione. Ma c’è chi, come Anania con sua moglie Saffira, che tiene una parte per sé, e viene punito. Perché – commenta Papa Francesco – “venire meno alla sincerità della condivisione, infatti, significa coltivare l’ipocrisia, allontanarsi dalla verità, diventare egoisti, spegnere il fuoco della comunione e destinarsi al gelo della morte interiore”.
Dopo la sospensione dell’udienza generale dello scorso mercoledì, Papa Francesco riprende il ciclo dedicato agli atti degli Apostoli. Nel brano vengono raccontati i primi passi della comunità cristiana dopo la morte di Gesù, una comunità che “nasce dall’effusione sovrabbondante dello Spirito Santo” e cresce “grazie al fermento della condivisione”, un “dinamismo di solidarietà che edifica la Chiesa come famiglia di Dio”.
Papa Francesco nota che l’esperienza della koinonia è centrale: significa partecipare, prima al Corpo e al Sangue di Cristo (“per questo diciamo che ci comunichiamo”) e come conseguenza in una unione fraterna che porta anche alla pratica di “”mettere in comune i beni e al raccogliere il denaro per la colletta a favore della Chiesa madre di Gerusalemme”.
“Se voi volete sapere di essere buoni cristiani, sì, dovete pregare, ma il segnale che il cuore che si è convertito è quando la conversione arriva alle tasche. Quando tocca i propri interessi. Lì sei sicuro che è una vera conversione”, commenta Papa Francesco.
È così che gli apostoli hanno “un cuore sole e un’anima sola”, tutto viene redistribuito secondo il bisogno, e così la comunione diventava “la nuova modalità di relazione tra i discepoli del Signore”.