Roma , venerdì, 16. agosto, 2019 16:00 (ACI Stampa).
Descriverebbe con una battuta fulminante, attraverso una metafora abbagliante, con un sublime paradosso la sua stessa situazione: essere diventato scrittore, saggista, giornalista, polemista in odore di santità. Per molti, anzi, già un vero santo, ma la cui ascesa agli onori degli altari viene frenata da qualche gerarchia ecclesiastica. Fantastica materia per un romanzo dai toni deliziosamente surreali.
Per G.K Chesterton, del resto, tendere alla santità appartiene alla sfera dello straordinario ordinario. Un cristiano lo dovrebbe fare per istinto, per natura. Eppure sappiamo, e anche lui lo sapeva, quanto sia difficile. Ma per lui, proprio per lui, questa strada verso la santità dovrebbe essere più che mai aperta. In molto hanno sempre creduto che Chesterton dovesse essere ritenuto santo. I primi passi sono stati mossi. E in questi giorni una nuova petizione lo chiede a gran voce, dopo che è stata confermata la notizia che il vescovo di Northampton Peter Doyle ha deciso di non far procedere la causa di beatificazione dello scrittore. Con una serie di motivazioni. La decisione, afferma il vescovo, non è "definitiva", ma per ora la via ordinaria per la causa rimane bloccata. Il popolo di "devoti" chestertoniani non si arrende e con una petizione, in cui viene presentata anche una preghiera per chiedere l'intercessione di Chesterton stesso, si chiede di dare voce a questa speranza e di non abbandonare la possibilità di fare pressioni per far riaprire la causa. Se si fa una ricerca sul sito www.chesterton.org/cause/ si trova la descrizione precisa dello stato della causa, le motivazioni, articoli, cronistoria, il testo della preghiera, tutto a cura della Society of G.K Chesterton. E la richiesta di dimostrare concretamente la devozione verso lo scrittore accendendo una candela virtuale attraverso il sito www.chesterton.org / candles/.
Le polemiche sono già accese ed è prevedibile che la vicenda avrà nuovi risvolti. Intanto, questa è l'occasione per riscoprire le opere chestertoniane, di cui non si ha mai abbastanza. Dato che siamo nel cuore dell'estate, con la canicola che avvampa e assale a più riprese, può essere particolarmente rinfrescante e fonte di sollievo duraturo rileggere i racconti di padre Brown. Racconti gialli,sì certo, e quindi letture indicate per sopravvivere sotto il solleone. Ma sono racconti talmente ricchi di implicazioni, di suggerimenti, intessuti in una lingua brillante, camaleontica e allo stesso tempo evocativa e poetica, che trasforma la lettura, a tratti, in momenti di puro piacere estetico.
Non sarà un caso che persino un pensatore ateo, anche se devoto e secondo molti in via di o versione, un pensatore dunque come Antonio Gramsci, padre del comunismo italiano, fosse un ammiratore del prete detective. E ne scriveva dal carcere, in un dei momenti più cupi e difficili della sua vita. "Padre Brown batte Sherlock Holmes in pieno, lo fa apparire un ragazzetto pretenzioso, ne mostra l'angustia e la meschinità. D'altra parte Chesterton era un grande artista, Conan Doyle era un mediocre scrittore. .." Così in una lettera dal carcere alla cognata Tania, Gramsci infatti liquida il detective tra i detective a favore del l'investigatore con la tonaca, confermando, tra l'altro, la sua passione per la letteratura in giallo. Qualche tempo fa la casa editrice Marietti ha pubblicato alcune sue pagine dedicate all'argomento, raccolte in un piccolo libro dal titolo "Sherlock Holmes e Padre Brown.
Il romanzo giallo negli scritti di Gramsci". Vi si possono trovare interessanti riflessioni, come questa: " Chesterton ha scritto una delicatissima caricatura delle novelle poliziesche che delle novelle poliziesche propriamente dette. Il padre Brown è un cattolico che prende in giro il modo meccanico di pensare dei protestanti e il libro è fondamentalmente un'apologia della Chiesa Romana contro la Chiesa anglicana", rappresentata appunto dal metodo di Sherlock Holmes.