Assisi , venerdì, 9. agosto, 2019 14:00 (ACI Stampa).
San Francesco di Assisi (1181-1226) nel corso della propria breve esistenza pensò ma di più ideò diverse attività per poter rendere concreto il proprio amore a Dio. Non astrattezza ne particolarismi ma segni, visibili e concreti, dovevano offrire quella luce che rappresenta una risposta all'amore del Cristo per l'umanità.
Nella Vita del santo (Vita prima) composta da Tommaso da Celano, si legge che tra le prime opere compiute dal santo vi fu il lavoro come garzone, in un monastero benedettino e subito dopo, la sua assistenza in un lebbrosario, fuori della città di Assisi.
Francesco, in tale luogo, istituì il primo noviziato dell'Ordine, volendo che i suoi frati vivessero non solo da poveri ma come i poveri ed impegnati nel servizio all'altro. Leggendo la Regola bollata si apprende come i suoi seguaci dovessero lavorare per vivere ed in alcuni casi potevano mendicare la Provvidenza di Dio.
Con tali voti molti uomini, anche laici e sposati si rivolsero a lui, desiderando esser parte di questa famiglia religiosa. Giovanni Joergesen, che ha scritto una celebre Vita del Serafico padre racconta, che il santo :” s'era trovato in casi analoghi. Aveva incontrato , ad esempio, un certo prete che dopo averlo ascoltato, gli manifestò il desiderio di menare una vita come la sua, ma senza però rinunziare , all'ufficio di parroco”.(G. Joergesen, Francesco di Assisi, Porziuncola, Assisi,1975, pg.255).
Di tali episodi è piena la sua vita che, per questa necessità, pensò alla creazione di uno status, parallelo a quello religioso, nel quale, anche i singoli laici, potessero vivere l'impegno francescano, nella propria secolarità. Da ciò, nacquero i “poenitentium collegia” ovvero l'Ordine della penitenza, che poi in seguito assumerà il nome di Terz'Ordine secolare. Era circa il 1210.