All’inaugurazione della costruzione della Chiesa, il presidente Erdogan ha sottolineato che la Turchia ospita circa 4 milioni di arabi, curdi, turkmeni, di religione musulmana, assira, yazida e di altre confessioni provenienti da Siria ed Iraq, e affermato che “non c’è mai stato e non ci sarà mai spazio per la discriminazione nei nostri cuori e nelle nostre menti”.
La chiesa sarà costruita in un lotto vuoto che appartiene alla municipalità, in una zona dove c’è un’alta concentrazione di comunità siriana, nel quartiere Yesilkov del distretto Bakirkoi.
Legalizzate altre Chiese in Egitto
In Egitto, moltissime erano le chiese costruite senza permesso governativo, sorte in maniera spontanea per mano dei fedeli. È stato istituito un comitato che ne verificasse la conformità, e questo comitato la scorsa settimana ha accertato la conformità di 88 chiese copte.
In tutto, il comitato ha fino ad oggi regolarizzato 1109 chiese. Il processo di verifica e regolarizzazione è iniziato a partire dall’approvazione della nuova legge sulla costruzione e la gestione dei luoghi di culto, ratificata dal Parlamento egiziano quasi tre anni fa, il 30 agosto 2016. Il comitato è chiamato a verificare se le chiese costruite prima della legge rispettino tutti gli standard della nuova legge.
La legge ha rappresentato un passo avanti rispetto alle 10 regole aggiunte nel 1934 alla legislazione ottomana del ministero dell’Interno. Quelle regole vietavano di costruire nuove chiese vicino a scuole, canali, edifici governativi, ferrovie ed aree residenziali. Questo non aveva permesso di costruire chiese in città e paesi abitati dai cristiani, specialmente nelle aree rurali dell’Alto Egitto.
Approvato dal Parlamento il nuovo ambasciatore del Messico presso la Santa Sede
Sarà il giornalista Alberto Barranco, opinionista del quotidiano El Universal, il prossimo ambasciatore del Messico presso la Santa Sede. La sua nomina è stata ratificata dal Parlamento la scorsa settimana.
Nelle sue prime dichiarazioni da ambasciatore eletto, Barranco ha notato che il prossimo 21 settembre si celebrano i 27 anni del ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra Messico e Santa Sede.
Tra i suoi obiettivi, quello del rafforzamento dei vincoli culturali con la Santa Sede, ma anche il rafforzamento dello scambio di intelligenza finanziaria per prevenire il finanziamento del terrorismo. Lo scorso anno è stato stipulato un protocollo di intesa tra l’Autorità di Informazione Finanziaria vaticana e l’omologa unità di informazione finanziaria messicana.
Un caso diplomatico per il viaggio di Papa Francesco alle Mauritius
Nella conferenza stampa di presentazione del viaggio di Papa Francesco alle Mauritius, tenuta lo scorso 5 agosto dal Cardinale Maurice Piat e dal primo ministro Pravind Jugnauth, il vescovo di Port Louis ha detto che Papa Francesco si è detto interessato alla questione della sovranità delle Isole Chagos e “ha chiesto una copia della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja”.
Da parte sua, il primo ministro ha dichiarato che “il Vaticano ha un vivo interesse per la questione del Chagos.
Lo scorso 22 maggio, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva ingiunto al Regno Unito di Gran Bretagna e d’Irlanda del Nord di lasciare entro sei mesi l’arcipelago delle Chagos, occupato illegalmente, e di restituirlo alla Repubblica di Maurizio.
La Corte Internazionale di Giustizia, cui il 22 giugno 2017 l’Assemblea Generale aveva chiesto di dirimere il litigio fra Repubblica di Maurizio e Regno Unito, ha stabilito che questi aveva camuffato l’indipendenza di Maurizio, smembrandone illegalmente il territorio.
La risoluzione delle Nazioni Unite è stata adottata con 116 voti a favore, 6 contrari (Australia, Stati Uniti, Ungheria, Israele, Maldive, Regno Unito) e 56 astensioni (fra cui Germania e Francia).
La questione è particolarmente senibile. Se, infatti, il Regno Unito dovesse decolonizzare l’arcipelago delle Chagos, la locazione concessa fino al 2036 agli Stati Uniti per installare una gigantesca base militare sull’isola di Diego Garcia è da ritenere nulla e non avvenuta.
Il Pentagono ha speso 3 miliardi di dollari per costruire la base “Camp Justice”, che ospita, tra l’altro, una prigione segreta della CIA. La base, sottoposta a misure di sicurezza molto stringenti, ospita un migliaio di militari e circa 2.500 contrattisti. Alla sua manutenzione provvedono dei filippini, pagati 450 dollari al mese.
Il Regno Unito aveva concesso le Chagos agli Stati Uniti, i quali, nel 1958, con lo Strategic Island Concept (Concetto di Isola Strategica) avevano individuato un certo numero di isole di cui avevano bisogno per controllare gli oceani e contenere l’URSS (containment). Il Pentagono ordinò l’espulsione delle popolazioni di Pearl Harbor (1887), Guam (1889), Panama (1831), Attu (1942), Vieques (1942), Culebra (1948), Okinawa (1948), Thule (1953) e Marshall (1960). Quando Londra acconsentì a concedere l’uso di Diego Garcia agli Stati Uniti, il primo ministro britannico si inquietò delle conseguenze a lungo termine di un simile crimine e della possibile reazione negativa dell’ONU.